MANUEL SPADAZZI
Cronaca

Vent’anni senza il Pirata: “Pantani aveva già rischiato di morire per la cocaina”

L’ex sostituto procuratore Paolo Gengarelli fu il primo a indagare sulla scomparsa del campione: “Nel dicembre 2003 Marco si sentì male mentre era all’hotel Touring, i medici lo trovarono in uno stato delirante”

Paolo Gengarelli la ricorda come se fosse ieri. Sono passati vent’anni da quella sera del 14 febbraio 2004, quando Marco Pantani venne trovato morto nella stanza D5 dell’hotel Le Rose.

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Marco Pantani: sono passati 20 anni dalla morte del campione di Cesenatico
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Marco Pantani, vent’anni dopo – Il nostro speciale

Vent’anni di indagini, sospetti e depistaggi. Vent’anni durante i quali c’è stato chi ha avvicinato i familiari del campione di Cesenatico, facendo credere loro di avere verità eclatanti sulla tragedia. Ma anche nell’ultima indagine, la terza (avviata nel 2021) sulla morte del Pirata, la Procura di Rimini è arrivata alle conclusioni delle due precedenti: Pantani non è stato ucciso. È morto per un mix letale di farmaci antidedepressivi e cocaina, assunti volontariamente. E a breve il procuratore capo Elisabetta Melotti chiederà di archiviare il caso.

Da sostituto procuratore lei indagò per primo sul caso Pantani. Nonostante i nuovi elementi forniti dalla famiglia, in questa nuova indagine, il finale pare già scritto.

"Credo di poter dire che la verità era già tutta scritta con la prima inchiesta. Tutto quello che abbiamo accertato allora si è rivelato fondato".

Cosa ricorda di quella sera del 14 febbraio 2004?

"Lo shock nel trovare Pantani in quella stanza, senza vita. Il caos nell’hotel e poi fuori, con il passare delle ore, quando la notizia si sparse. Era appena morto uno dei più grandi campioni di sempre, ci trovavamo a indagare sulla tragedia senza avere praticamente nulla in mano. Siamo partiti da un biglietto che trovammo nella stanza, sul quale c’era un numero di telefono e un nome, scritti a mano... Il nome era quello di un certo Ciro".

Che poi si rivelò quello di Ciro Veneruso, uno degli spacciatori condannati, insieme a Fabio Miradossa, per la cocaina venduta a Pantani.

"Esattamente, era lui".

Il famoso ’bolo’ di cocaina ritrovato nella stanza di Pantani, che secondo alcuni testimoni non c’era?

"C’era, c’era, io l’ho visto con i miei occhi. All’inizio pensavamo fosse altro, un batuffolo di cotone o qualcosa di simile. Solo gli esami hanno accertato si trattasse di cocaina".

La famiglia Pantani e la commissione antimafia hanno sollevato tanti dubbi su come si svolsero le indagini.

"Ricostruire tutto è stato davvero complicato, sia per le versioni contraddittorie di certi testimoni, sia per alcuni personaggi equivoci che si sono avvicinati ai familari di Pantani creando solo disagi. Non è stato facile indagare, per l’attenzione mediatica e la pressione sul caso... E i ragazzi della Squadra mobile della polizia, che hanno avuto grandi meriti e a cui va ancora tutto il mio plauso, purtroppo su questa vicenda sono stati massacrati in maniera violentissima e gratuita".

All’epoca ci furono feroci critiche anche per non aver preso le impronte digitali...

"Ma non sarebbe servito a nulla. Quando arrivammo la scena del crimine era già inquinata. Erano entrati nella camera i lavoratori e il proprietario dell’hotel, i sanitari... Allora non avevamo le tecniche investigative a disposizione oggi. Anche il famoso video che facemmo sulla scena del crimine, fu realizzato con strumenti più artigianali di oggi".

Mamma Tonina resta convinta che Marco non fosse solo nel giorno in cui morì. E continua ad avere dubbi su quanto è accaduto quel 14 febbraio 2004.

"Noi abbiamo fatto tutto il possibile per accertare la verità. E mi ha fatto molto piacere incontrare mamma Tonina nel 2021: credo che ci siamo chiariti".

Ma sulla morte di Marco lei resta convinto: è stato stroncato da un mix di farmaci e cocaina, presi volontariamente.

"Questo è quanto emerso nelle indagini. Già due mesi prima di morire, nel dicembre 2003, Pantani si era sentito male a causa della cocaina, mentre si trovava all’hotel Touring di Rimini. Fu necessario l’intervento dei medici. Lo trovarono in stato delirante e si fece di tutto per evitare che la notizia uscisse...". Marco venne protetto, ma oramai non era più lo stesso. Non era più il campione che la gente ha tanto amato. E che continua ad amare.