Rimini, 29 giugno 2021 - Indagate per false certificazioni che attestavano l’avvenuta vaccinazione dei loro figli. Sono dieci le famiglie riminesi (alcune delle quali si sono rivolte per la loro difesa agli avvocati Massimiliano Forlani, Monica Gabrielloni e Diego Pensalfini) che sono state iscritte nel registro degli indagati dalla Procura di Rimini.
Devono rispondere, a vario titolo, di falsità ideologica, ma soprattutto di corruzione. Stando all’accusa, infatti, avrebbero versato del denaro a un medico compiacente che avrebbe sottoscritto il falso, attestando la certificazione di vaccinazioni somministrate ai figli delle quindici famiglie, vaccinazioni, in realtà mai effettuate.
E a rischiare più grosso sarebbe stato il medico che era finito, anche lui, tra gli indagati. Ma il professionista, durante questi lunghi mesi di indagini, è però deceduto. L’inchiesta, che è coordinata dal sostituto procuratore Giulia Bradanini, era partita nel 2019 quando all’orecchio di qualche mamma, residente in Valconca, era giunta la voce che un amichetto della bambina, che frequentava la stessa scuola, in realtà, non fosse stato vaccinato. La segnalazione era stata prima all’Ausl Rimini e subito dopo ai carabinieri che avevano immediatamente aperto le indagini. Era così emerso un giro di bambini, una quindicina, residenti tra Rimini, Riccione, Montescudo e la Valconca, tutti con un unico comun denominatore: erano stati vaccinati dallo stesso medico in un ambulatorio del Riminese.
Una coincidenza sospetta che aveva portato alla realtà: nessuno dei bambini, in realtà, era stato sottoposto alle vaccinazioni previste dalla legge Lorenzin. In pratica, pagando un corrispettivo al medico, i bambini avrebbero potuto avere il loro certificato, senza sottoporsi a vaccinazione e iscriversi a scuola.
Immediatamente i carabinieri avevano compiuto delle perquisizioni a casa degli indagati e posto sotto sequestro cellulari e pc delle dieci famiglie. Nel corso delle indagini i genitori indagati dei bambini sono stati interrogati, ma si sono tutti avvalsi della facoltà di non rispondere. Sono stati, invece, già restituiti cellulari e computer.
E dopo una prima proroga per un supplemento d’indagine, a giorni potrebbe essere notificato agli indagati l’avviso conclusione delle indagini.