REDAZIONE RIMINI

Un ragazzone benvoluto da tanti. La rabbia e il dolore dei parenti

Un gruppo di connazionali di Dritan Idrizi, ucciso a Tavullia, chiede di poter salutare la salma, ma la Procura trattiene il cadavere. La vittima, ben voluta dalla comunità, era coinvolta in un regolamento di conti. Due albanesi sono stati fermati per lesioni personali aggravate.

Un ragazzone benvoluto da tanti. La rabbia e il dolore dei parenti

Dritan Idrizi, 37 anni albanese

di Francesco Zuppiroli

"Fateci vedere Dritan!". E’ il grido disperato di chi ha appena perso un fratello, un cugino, un amico. Il grido di una ventina di connazionali di Dritan Idrizi, il 37enne albanese residente a Riccione ucciso a coltellate mercoledì sera a Tavullia, che ieri mattina si sono presentati in massa davanti all’obitorio del ’Ceccarini’, dove la salma della vittima è stata portata dal Centro assistenza urgenza (Cau) di Cattolica, dove Dritan è spirato nella notte a seguito delle tre coltellate.

Ma quel grido, quel desiderio di salutare per un’ultima volta il 37enne, è rimasto strozzato nella gola del gruppo di albanesi dal momento che il cadavere è ancora a disposizione della Procura di Pesaro. Tanto che ieri mattina è stato necessario all’ospedale ’Ceccarini’ anche l’intervento dei i carabinieri di Riccione chiamati dai sanitari per raffreddare gli animi degli albanesi. Dopo una prima fase di tensione, la situazione è tornata alla calma.

Un intervento quello dei carabinieri che è servito anche mercoledì sera quando intorno alle 22 Dritan Idrizi è stato portato in auto a Cattolica dai propri stessi parenti. Lì dove dopo quasi un’ora di tentativi di rianimarlo, infine i medici si sono dovuti arrendere. Sono tre le coltellate risultate fatali: una all’altezza della milza, una al torace e una dritta al cuore che ne ha poi provocato lo choc emorragico fatale. Una notizia quella della morte dell’albanese che già mercoledì sera, ad appena un’ora di distanza dalla lite fuoriosa, ha lasciato sconvolti i numerosi parenti e amici accorsi davanti al Cau di Cattolica: alcuni connazionali di Dritan che hanno accusato anche crisi di panico e mancamenti.

Appare infatti ben voluto dalla sua comunità, Dritan Idrizi, un ragazzone robusto che sui propri profili social appare sorridente, sempre guancia-a-guancia con la figlia piccola avuta dalla relazione con l’ex moglie. Residente a Riccione ma di recenteme domiciliato a casa di un parente a San Giovanni in Marignano, Dritan risultava disoccupato e con un precedente alle spalle: un arresto per droga nel 2017. L’altra sera Dritan si era diretto a Tavullia per un regolamento di conti con alcuni connazionali del Pesarese, accompagnato da altri due albanesi, uno di Cattolica e l’altro di San Giovanni, di 28 e 54 anni, che avrebbero ’scortato’ Dritan prendendo parte alla violenta lite. Nei loro confronti la Procura pesarese ha fatto scattare il fermo per lesioni personali aggravate e i due sono in carcere. Per la difesa, gli albanesi hanno nominato l’avvocato Massimiliano Orrù.