REDAZIONE RIMINI

Uccise la moglie a martellate. Condanna a 23 anni confermata, la sentenza diventa definitiva

La Cassazione non ha fatto sconti all’ex idraulico Giovanni Laguardia, accusato dell’assassinio di Vira Mudra

Uccise la moglie a martellate. Condanna a 23 anni confermata, la sentenza diventa definitiva

di Francesco Zuppiroli

Non si torna indietro, gli ermellini della Corte di Cassazione hanno battuto il martelletto nei giorni scorsi e confermato così anche nel terzo e ultimo grado di giudizio la condanna a 23 anni di carcere per Giovanni Laguardia, il 72enne ex idraulico in pensione che lo scorso 26 ottobre 2020 aveva ucciso a martellate la propria moglie Vera Mudra, 61enne di origini ucraine. Il femminicidio di via Pola a Marina Centro arriva così alla sua conclusione anche giudiziaria, con il pronunciamento della Corte suprema a cui i legali difensori di Laguardia – gli avvocati Andrea Mandolesi e Linda Andreani – avevano fatto ricorso impugnando la conferma della sentenza di primo grado, arrivata in Appello, contestando il rigetto dei giudici alla richiesta di sottoporre l’ex idraulico a una nuova perizia psichiatrica. Il Procuratore generale ha infatti così concluso considerando che l’imputato non avesse mai avuto nel proprio passato alcun elemento determinante per ritenere di dover fare ulteriori approfondimenti psichiatrici in tal senso.

Ecco quindi la decisione di confermare in via definitiva la pena a 23 anni per l’omicida di via Pola, al cui carico nel corso del processo di primo grado era comunque già venuta a decadere l’ipotesi della premeditazione, come indicato anche dal sostituto procuratore di Rimini Luigi Sgambati (che per Laguardia aveva chiesto 24 anni). L’aggravante specifica d’altronde era stata inizialmente imputata all’ex idraulico, insieme all’aggravante della convivenza e dell’aver agito nella notte, mentre la moglie Vera stava dormendo. La decisione di uccidere a colpi di martello la compagna insomma secondo gli inquirenti – e come sostenuto anche dai legali difensori – non era stata frutto di una pianificazione, bensì maturata a seguito di ripetuti e violenti litigi tra i coniugi. Sin dal primo grado di giudizio era emerso come Vera Mudra – secondo le ricostruzioni – avesse scoperto un presunto tradimento del marito, decidendosi quindi a chiedere la separazione. L’ex idraulico – reo confesso – dal canto suo aveva sempre sostenuto in sede di processo di aver preso a martellate in testa la propria moglie perché invece esasperato dalle sue continue richieste di denaro.

All’imputato in primo grado erano state riconosciute inoltre le attenuanti generiche, proprio considerando la condotta dell’uomo subito dopo il delitto, confessato alle autorità. Proprio Giovanni Laguardia quel 26 ottobre del 2020 aveva chiamato la polizia per autodenunciarsi, dopo aver chiamato la cugina della moglie per raccontare anche a lei quanto accaduto. Ma comunque la condanna a 23 anni stabilita in primo grado e poi ribadita prima in Appello e ora dalla Cassazione era stata ritenuta sin da subito "troppo lieve" da parte dei figli e nipote della vittima, costituitisi parte civile nel procedimento e rappresentati dall’avvocato Cristiano Basile. La vicenda giunta ora alle proprie battute finali sarà inolre al centro di una prossima puntata di ’Amore Criminale’, la trasmissione televisiva in onda su Rai 3.