
Il gruppo Facebook era nato per raccogliere segnalazioni sulle bollette del gas troppo care: condannate le promotrici della pagina social
Rimini, 20 marzo 2025 – ‘Ubriachi di gas’: si è chiuso il primo grado del processo alle due promotrici del gruppo Facebook nato nel 2018 sull’onda del malcontento degli utenti di Sgr per gli aumenti delle bollette.
Diffamazione aggravata e turbata libertà
Il giudice monocratico ha condannato Mirella Guzzo e Marisa Grossi, rispettivamente amministratrice e moderatrice del gruppo, a 3 mesi riconoscendole colpevoli diffamazione aggravata e turbata libertà dell’industria o del commercio.
Le condanne
Il tribunale ha anche condannato le imputate al risarcimento dei danni, da liquidarsi in separata sede, riconoscendo però una provvisionale alle costituite parti civili (le società del gruppo Sgr e i due amministratori, Bruno Tani e Micaela Dionigi) per un totale di 75mila euro, subordinando la sospensione condizionale della pena all’adempimento delle obbligazioni civili.
La vicenda
La vicenda comincia nei primi mesi del 2018, quando a casa delle famiglie riminesi erano arrivate le bollette del gas. Bollette salate, almeno in alcuni casi, che avevano provocato un’insurrezione generale e la nascita del gruppo Facebook ‘Ubriachi di gas’. L’idea era quella di condividere proteste e segnalazioni riguardanti le bollette, ma anche trovare soluzioni pratiche per far fronte ai costi del gas.
La denuncia
Alcuni utenti, tuttavia, avevano esagerato con le parole, oltrepassando il confine dell’insulto. Da qui era nata la prima denuncia. Alla prima querela ne aveva poi fatto seguito un’altra, nella quale si ipotizzava il reato di turbata libertà dell’industria e del commercio. "Non c’è dubbio – osserva Moreno Maresi, avvocato di parte civile – che l’azienda abbia subito gravi e del tutto ingiustificate aggressioni alla propria reputazione. Già nel 2019 il gip emise un provvedimento di sequestro preventivo del gruppo Facebook”.
Gli attacchi social
"Si chiude una vicenda che ha coinvolto un’azienda che ha fatto della trasparenza e della disponibilità al dialogo coi clienti la sua forza - dicono gli amministratori di Sgr -. L’azione che fu intrapresa contro il gruppo superò abbondantemente i limiti della dialettica, pur critica. Gli attacchi ricevuti tramite i social avevano superato ogni limite. Non abbiamo mai avuto dubbi che si trattasse di offese gratuite e senza fondamento”.
La difesa: “Una sentenza che ci ha lasciate attonite”
Marisa Grossi, su Facebook, parla di “una sentenza che ci ha lasciate attonite e sgomente: siamo state condannate per entrambi i reati, diffamazione aggravata e turbativa della libertà dell’industria e del commercio. Reato, quest’ultimo, che si commette con azioni che rientrano nella categoria della fraudolenza e della violenza. Una condanna pesantissima nonostante le numerose prove a nostra discolpa e nonostante la mancanza di prove della controparte. Il giudice che ha emesso questa sentenza ha aggiunto una punizione economica che, da soggetto che ancora oggi si ritiene totalmente innocente, ritengo irricevibile. Attendiamo il deposito della sentenza e delle relative motivazioni. A queste, seguiranno indubbiamente i necessari passaggi legali per continuare il nostro percorso giudiziario".