REDAZIONE RIMINI

"Ubriachi di gas". Insulti contro Sgr. La società chiede mezzo milione di danni

Alla sbarra le riminesi Guzzo e Grossi, promotrici del gruppo Facebook nato nel 2018 per raccogliere segnalazioni su bollette troppo salate. L’azienda pronta a devolvere in beneficenza eventuali risarcimenti.

Un incontro pubblico sulle bollette

Rimini,  4 febbraio 22024 – Una provvisionale immediatamente eseguibile da mezzo milione di euro a favore di Sgr: somma che la società ha già annunciato di voler devolvere in beneficenza insieme ad eventuali ulteriori risarcimenti. Questa la richiesta avanzata dal legale di parte civile, l’avvocato Moreno Maresi, nell’ultima udienza del processo per la cosiddetta vicenda "Ubriachi di gas". Imputate – con la doppia accusa di diffamazione aggravata e turbata libertà dell’industria o del commercio – sono le riminesi Marisa Grossi e Mirella Guzzo, rispettivamente moderatrice e amministratrice del gruppo Facebook omonimo, diventato oggetto di una denuncia presentata dalla stessa Sgr.

La vicenda comincia nei primi mesi del 2018, quando a casa delle famiglie riminesi erano arrivate le bollette del gas. Bollette salate, almeno in alcuni casi, che avevano provocato un’insurrezione generale e la nascita del gruppo Facebook "Ubriachi di gas", che nel giro di pochi giorni aveva visto crescere i propri follower fino a superare quota 12mila. L’idea alla base del gruppo era quella di condividere proteste e segnalazioni riguardanti le bollette, ma anche trovare soluzioni pratiche per far fronte ai costi del gas. Alcuni utenti, tuttavia, avevano esagerato con le parole, oltrepassando il confine dell’insulto. Da qui era nata la prima denuncia depositata dall’avvocato Maresi. Circostanza che era stata raccontata sulle pagine del social network dalla moderatrice e dall’amministratrice, che avevano anche paventato il rischio di oscuramento del gruppo. Alla prima querela ne aveva poi fatto seguito un’altra, nella quale si ipotizzava il reato disciplinato dall’articolo 513 del codice penale, ovvero turbata libertà dell’industria e del commercio, a carico della Guzzo, all’epoca dei fatti amministratrice unica di varie società con oggetto sociale l’attività di distribuzione energia, e della Grossi, allora amministratrice di una società che svolge attività di consulenza nel campo energetico. Era stata disposta una perquisizione e la Polizia postale aveva bussato alla loro porta, requisendo cellulari, tablet e computer. Le due riminesi hanno però sempre respinto le accuse. Nel corso dell’ultima udienza, la pubblica accusa ha chiesto per loro una condanna a due mesi: l’avvocato Maresi, rimettendosi alla valutazione del giudice per quanto attiene il profilo penale, ha chiesto il riconoscimento di una provvisionale da 500mila euro a favore delle società del gruppo Sgr, del presidente Micaela Dionigi e dell’amministratore delegato Bruno Tani. L’azienda ha puntato il dito contro una serie di post pubblicati all’interno del gruppo Facebook che, travalicando il diritto di critica, avrebbero assunto toni fortemente denigratori e diffamatori. Inoltre, sostiene l’azienda, le promotrici del gruppo avrebbero incitato gli iscritti a bloccare il pagamento delle bollette: un atteggiamento che in seguito avrebbe determinato una fuga di abbonati (un migliaio nell’arco di un mese, secondo quanto affermato dagli amministratori di Sgr). La prossima udienza si terrà il 20 marzo.

l.m.