REDAZIONE RIMINI

Truffati dalla palestra ’fantasma’. A processo la titolare della società

Nonostante gli abbonamenti incassati da un centinaio di iscritti la struttura non ha mai aperto

Truffati dalla palestra ’fantasma’. A processo la titolare della società

È finita a processo per aver truffato i (tanti) clienti che si erano iscritti alla nuova palestra, costretta a cambiare sede dopo lo sfratto da quella vecchia. Peccato che la palestra, la Hello Fit a Camerano (in provincia di Ancona), non abbia mai aperto i battenti. Ma intanto aveva incassato un centinaio di abbonamenti annuali. Per l’impianto fantasma è finita a processo l’amministratrice delegata della società titolare della palestra, la Faster Fit Italy (con sede legale a Rimini), una 32enne di Cattolica accusata di truffa. Ieri doveva aprirsi il dibattimento al tribunale di Ancona, davanti al giudice Pietro Renna, ma l’imputata ha mandato un legittimo impedimento a comparire e l’udienza è stata rinviata al 22 dicembre (di una settimana). Solo uno dei tanti beffati, un 34enne di Ancona, si è costituito parte civile nel processo, con l’avvocato Edoardo Massari, e chiede un risarcimento di danni patrimoniali, pari all’abbonamento di 300 euro di cui non ha usufruito e danni morali pari 3mila euro per i raggiri subiti che solo dopo gli hanno portato a comprendere che la palestra nuova non sarebbe mai stata aperta. Una somma complessiva di 3.300 euro.

La Hello Fit aveva chiuso a giugno del 2019 per lo sfratto subito a causa del contenzioso con la proprietà dell’immobile. Dal locali al Grotte Center avrebbe dovuto trasferirsi in via Sbrozzola, sempre a Camerano. Un centinaio di persone avevano deciso così di fare l’abbonamento alla nuova palestra. Tra loro anche il 34enne anconetano, che a luglio aveva effettuato l’iscrizione alla palestra nuova e pagato l’abbonamento annuale, particolarmente vantaggioso, che sarebbe stato attivato all’apertura dell’impianto nella nuova sede. Il pagamento il cliente lo aveva fatto per intero, tramite una finanziaria che prelevava dal suo conto, ogni mese, una quota di 30 euro. Quando il 34enne ha visto che la palestra non apriva ha iniziato a sospettare. Non ha potuto bloccare i pagamenti solo perché avvenivano attraverso la finanziaria, nei confronti della quale sarebbe risultato debitore e quindi un cattivo pagatore: ci avrebbe rimesso ulteriormente.

All’epoca, quando è scoppiato il caso, era nata anche una class action contro la palestra ed era stato presentato un esposto in Procura. La 32enne di Cattolica, difesa dall’avvocato Filippo Lupo, è accusata di truffa.