di Francesco Zuppiroli
La linea gialla, quella linea da cui il monito degli altoparlanti intima di tenersi lontani. Quella linea gialla ieri mattina attorno alle 7 alla stazione di Riccione più che mai ha rappresentato il confine sottilissimo che c’è tra la vita e la morte per Giulia e Alessia Pisanu. Due ragazze, rispettivamente di 17 e 15 anni, due sorelle residenti a Castenaso, nel Bolognese, che hanno varcato quel confine dopo essere arrivate in Riviera per divertirsi come altre migliaia di ragazzi della loro età nella discoteca Peter Pan. E che invece, per una bravata o un attraversamento avventato, meno probabilmente - stando alle indagini - per uno scivolamento accidentale o un suicidio, hanno visto interrompersi la giovane vita contro il muso di un Frecciarossa. Il treno in transito per Riccione sull’asse Milano-Pescara (direzione nord) le ha investite sul binario, mentre viaggiava a 200 km all’ora..
Così sono morte travolte dal treno le due ragazze, con il fischio di una frenata disperata da parte del macchinista del Frecciarossa, che non doveva fare tappa nello scalo di Riccione, e nulla ha potuto per evitare un urto terribile, devastante, che ha trascinato con sé i corpi delle ragazzine per circa 700 metri, prima che il treno arrestasse la propria corsa. Ed è lungo quella scia di vestigie, tra stivaletti, brandelli di vestiti e pezzi di una vita appartenuta a due bellissime giovani fino a un attimo prima, che si sono svolti i rilievi e gli accertamenti presi in carico dal personale della polfer, con il supporto dei carabinieri della compagnia di Riccione, i vigili del fuoco e la scientifica. Accertamenti volti a chiarire come, e perché, una tale tragedia si sia consumata.
Dopo un’intera giornata di indagini, tra il ventaglio delle ipotesi della polfer ci sono più possibili ricostruzioni, eseguite scandagliando i filmati delle telecamere di videosorveglianza e ascoltando i testimoni che hanno assistito all’agghiacciante momento della tragedia, secondo cui una delle due sorelle si trovava sui binari. Non è chiaro se questo per un attraversamento avventato, per raggiungere il regionale diretto ad Ancona fermo sul binario 2, o una bravata o un tentato suicidio (ipotesi non ancora del tutto esclusa). Quel che sembra è che ci sia stato da parte dell’altra giovane un tentativo disperato di trarre in salvo la parente, prima di venire investite entrambe dalla macchina.
Ed è con un peso nel cuore che si sono svolti per tutto il giorno i rilievi di scientifica e polizia ferroviaria, nel tentativo di identificare Giulia e Alessia, alle cui generalità le forze dell’ordine sono risalite anche grazie a una sim card estratta da un telefonino danneggiato appartenuto a una delle due. Da qui è poi partita la chiamata alla famiglia delle giovani, con il padre che è arrivato in Riviera nel pomeriggio ed è stato ascoltato negli uffici della polfer nel tentativo di ricostruire gli ultimi giorni di vita delle figlie. L’uomo si trovava in stato di choc e pare che a effettuare il riconoscimento dei corpi delle giovani ragazze sia stato lo zio, nell’attesa che l’esame del Dna dia l’ultima tremenda conferma.
Nell’attesa di schiarire tutti i punti oscuri della tragedia, verrà aperto un fascicolo dalla Procura di Rimini. Un atto dovuto per fare luce su quanto accaduto, alla stazione di Riccione e nei cuori di chi ha assistito alla tragedia rimane l’orrore. L’orrore la cui testimonianza più emblematica sono rimasti quegli stivaletti che secondo i testimoni la sorella minore teneva in mano poco prima della fine, abbandonati sul lato del binario dove invece, poco dopo esserseli tolti, lei e sua sorella hanno perso la vita, spezzate da un destino infame. Interrotte, per sempre.