I carabinieri di Saludecio continuano la ‘tradizione’ di scovare archeologi dilettanti che razziano le campagne e venditori abusivi di antichità che nascono come funghi. Questa volta il ‘colpo’ è stato piuttosto grosso, al punto che hanno chiamato anche i colleghi bolognesi del Nucleo tutela patrimonio culturale.
E’ stato domenica mattina che i militari della Stazione di Saludecio hanno deciso di farsi un ‘giro’ tra gli espositori presenti alla manifestazione denominata ‘Il vecchio e l’antico’ di San Giovanni in Marignano. Controlli decisi, appunto sulla scorta delle scoperte degli ultimi mesi su collezionisti archeologi ‘fai da te’ che imperversano nella zona. I militari erano insieme ai colleghi di Bologna, avendo avuto sentore che in mezzo a quelle bancarelle poteva essersi qualcosa che non avrebbe dovuto esserci. La prima sorpresa è stata l’esposizione di un cesenate, di 57 anni, il quale aveva steso in bella mostra senza tanti problemi una sostanziosa collezioni di ‘armi bianche’ che non avrebbe mai potuto detenere. Sul bancone alla portata di tutti c’erano infatti otto pugnali con punta accuminata di varia lunghezza, una mazza ferrata dotata di sfera con cinque aulei, una scimitarra, una coltello a scatto e una lama tagliente. Quando i militari gli hanno spiegato che non poteva mettere in mostra e tantomeno detenere quel pericoloso arsenale, l’"antiquario" ha fatto finta di cadere dalle nuvole. Il che non gli ha risparmiato una denuncia per detenzione abusiva di armi.
Ma la scoperta più sostanziosa è arrivata dopo e riguarda un pesarese, di 81 anni, trovato in possesso di un piccolo tesoro archeologico (forse nemmeno tanto piccolo), la cui provenienza è del tutto sconosciuta. L’anziano pesarese aveva infatti apparecchiato il suo stand con un bel po’ di monete. Ce n’era una da venti assi in oro di epoca romana repubblicana, una quarantina del periodo romano, tre in oro di epoca greca, 5 in bronzo risalente all’alto medioevo di area bizantina, 23 in bronzo e leghe di epoca pre-romana, 5 di orgine araba e un altro lemento in metallo di forma circolare che era invece illeggibile. Oro, argento e bronzo, un mucchio di monete che vendeva da un minimo di 400 euro a un massimo di 1.200 euro. Ma ce n’era anche una che cercava di piazzare a 3mila euro. Un ‘falso storico’, ha sostenuto lui, su cui però i carabinieri del Nucleo tutela patrimonio culturale hanno deciso di fare ulteriori accertamenti. Perrchè se quel pezzo dovesse invece essere autentico, potrebbe passare i 100mila euro.