Il pizzo o il fuoco. Sarebbe questa la scelta davanti a cui è stato messo in più di una occasione il titolare di un bar di via Spagna, tormentato da due nomadi, uno di 21 e l’altro di 41 anni, arrestati a metà febbraio e ora condannati, ieri con rito abbreviato, rispettivamente a un anno 8 mesi e 20 giorni l’uno (difeso dall’avvocato Davide Grassi) e un anno e 6 mesi (difeso dall’avvocato Ninfa Renzini). Entrambi gli imputati, uno di etnia sinti e l’altro di etnia rom, erano sottoposti alla misura cautelare dell’obbligo di firma, per cui i legali hanno chiesto la revoca: decisione per cui il gup Raffaele Deflorio si è però riservato.
La vicenda risale all’inizio dell’anno scorso, quando arrivò alla polizia la richiesta di aiuto del titolare del locale di via Spagna, che si diceva in presenza di due persone moleste e minacciose. Solo la punta di un iceberg che di lì a poco si è quindi trasformato in un Far West da strada, con i due imputati che secondo le accuse erano finiti a scontrarsi persino con i poliziotti intervenuti.
Secondo le ricostruzioni infatti alla vista degli agenti uno dei due nomadi avrebbe prima provato di darsela a gambe, mentre l’amico ventenne, noncurante dell’arrivo delle forze dell’ordine, avrebbe prima cercato di fare ritorno nel bar per accapigliarsi con un altro cliente del locale con cui stava litigando fino a pochi istanti prima, e poi si sarebbe scagliato contro gli agenti. Proprio verso i poliziotti i due indagati hanno infatti prima rivolto sputi e insulti, poi minacce, autoproclamandosi "capi degli zingari" ed estendendo le minacce anche alle famiglie dei poliziotti. Ma non sarebbe finita qui.
I due imputati anche durante il trasferimento in questura per gli accertamenti e dopo l’arresto – inizialmente per resistenza e minacce a pubblico ufficiale – avrebbero continuato a dare di matto sferrando calci contro gli operatori e procurando a uno degli agenti ferite poi ritenute guaribili in sei giorni di prognosi. A finire nel mirino dei due poi sarebbe stata anche l’auto, con calci e pugni alla carrozzeria della volante e altri comportamenti sopra le righe in questura. Ma la vera natura della coppia sarebbe emersa ancora più chiaramente solo dopo aver identificato il titolare del locale di via Spagna dove il parapiglia era nato. Sarebbe stato proprio il titolare ad ammettere di conoscere bene i due, riconoscendoli in clienti abituali che con fare prepotente più volte avrebbero preteso di consumare senza pagare, arrivando anche a minacciarlo e a chidergli il pizzo se non avesse voluto veder bruciare il proprio bar.