Rimini, 4 marzo 2019 - La Procura generale di Bologna farà ricorso in Cassazione contro la sentenza della Corte di assise di appello che ha quasi dimezzato, da 30 a 16 anni, la pena per Michele Castaldo, omicida reo confesso di Olga Matei, con cui aveva una relazione da circa un mese.
Nella sentenza si concedono le attenuanti generiche anche perché l'uomo era in preda a una 'tempesta emotiva'. L'ufficio giudiziario guidato dal pg Ignazio De Francisci chiederà alla Suprema Corte di valutare la correttezza dei principi espressi. "La gelosia non è stata considerata motivo di attenuazione del trattamento, anzi, al contrario, motivo di aggravamento in quanto integrante l'aggravante dell'avere agito per motivi abietti-futili (e ciò con ampia e convinta motivazione, che occupa due pagine fitte di motivazione)", spiega il presidente della Corte di appello di Bologna Giuseppe Colonna.
Le motivazioni della sentenza hanno scatenato un'ondata di indignazione bipartisan. "Prima era il raptus, adesso è la 'tempesta emotiva' di un uomo in preda a sentimenti abietti - ha tuonato Mara Carfagna, vicepresidente della Camera e deputata di Forza Italia -. Una sentenza può essere tecnicamente inoppugnabile eppure rivelare una cultura perniciosa e che porta indietro il nostro Paese, come quella di Bologna che, nelle sue motivazioni, riconosce la gelosia come una sorta di giustificazione per l'assassino. Le buone leggi non bastano se non sono applicate con il massimo rigore ma soprattutto con la salda convinzione che non esiste alcuna ragione accettabile per il femminicidio".
"E' gravissimo oltre che inaccettabile", era la posizione delle senatrici e i senatori del Movimento 5 Stelle che fanno parte della Commissione di inchiesta sul femminicidio. "Si ritorna al delitto d'onore - proseguono - una norma-vergogna che in Italia e' stata abolita solo nel 1981. Se la gelosia, che meglio sarebbe chiamare col suo nome, ovvero possesso, torna ad essere un'attenuante, stiamo compiendo enormi passi indietro sulla strada dell'emancipazione e della giustizia".
"Massimo rispetto per la sentenza e per i giudici, ma in alcuni passaggi mi sembra un ritorno a un passato remoto - il commento del ministro alla Pubblica amministrazione e nota avvocata, Giulia Bongiorno -. Non ho nessuna nostalgia del delitto d'onore e dell'idea della donna come essere inferiore".