Targhe, il decreto passa in Senato

Si attende ora la Camera italiana, ma ormai il problema dei mezzi guidati dai frontalieri si sta risolvendo

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Dopo il via libera in Commissione, il decreto Semplificazioni è passato anche all’esame del Senato e con lui anche il ‘caso targhe’. Con 157 voti favorevoli, 82 contrari e una astensione, è stato approvato l’emendamento interamente sostitutivo del disegno di legge dell’articolo unico del ddl di conversione del decreto-legge 16 luglio 2020.

Ora si procede verso la Camera dei Deputati che dovrà convertirlo in legge entro il 14 settembre, pena la decadenza. Un emendamento che interessa decisamente da vicino il Titano. A San Marino l’ormai tristemente famoso ‘caso targhe’ ha creato non pochi problemi in questi mesi dal punto di vista economico e organizzativo. Ma anche a livello di rapporti con la vicina Italia. Ma quell’emendamento pronto a dirigersi verso l’ultimo step, presenta ancora qualche criticità da superare. L’emendamento presentato dal senatore Alessandro Alfieri del Partito democratico prevede, al punto c, che le sanzioni per i veicoli immatricolati all’estero non si applicano anche "ai lavoratori frontalieri – si legge – ovvero a quei soggetti residenti in Italia che prestano un’attività di lavoro in favore di una impresa avente sede in uno Stato confinante o limitrofo, i quali, con il veicolo ivi immatricolato a proprio nome, transitano in Italia per raggiungere il luogo di residenza o per far rientro nella sede di lavoro all’estero". È quel ‘a proprio nome’ che solleva più di una perplessità. La normativa sammarinese, infatti, non consente l’intestazione di un veicolo con targa del Titano a cittadini non residenti.

"A proprio nome – spiega il segretario di Stato al Lavoro, Teodoro Lonfernini – intendo a nome dell’azienda, non del lavoratore frontaliere al quale, come noto, non essendo residente, non può avere un mezzo intestato a proprio nome. Non voglio e non posso pensare che sia stato commesso un errore in maniera così superficiale. Penso, invece, che quel concetto sia stato scritto con una terminologia molto ‘politica’. Dovrà essere fatta chiarezza e, se è il caso, rivedere quel testo per renderlo applicabile. Io credo che sin qui, con la presentazione di quell’emendamento sia stato fatto un grande lavoro che è servito per abbattere un muro. Ora c’è da chiarire alcuni passaggi perché non possano esserci nessun tipo di fraintendimenti nell’applicazione".