
"Le beghe interne al Pd bloccano l’attività del consiglio comunale". Questa la lettura di Stefano Paolini (Fratelli d’Italia), il quale...
"Le beghe interne al Pd bloccano l’attività del consiglio comunale". Questa la lettura di Stefano Paolini (Fratelli d’Italia), il quale mette nel mirino il presidente Simone Gobbi. "Il consiglio comunale forse tornerà a riunirsi il 20 marzo a distanza di ben tre mesi dall’ultima seduta", ed ecco la frecciatina indirizzata a Gobbi. Il quale, sostiene Paolini, "forte dei voti presi alle ultime elezioni regionali, fa il bello ed il cattivo tempo preferendo rimanere lontano dall’agone politico, ignorando i tempi di un civico consesso che ormai è divenuto una rarità. Tutto questo succede a Riccione, una città mal governata dal Pd a cui la sindaca Angelini presta il fianco senza nulla ferire. Questo a noi non sta bene, non può star bene a chi pretenderebbe a ragione interventi e decisioni che solo dalla pubblica assise dovrebbero e potrebbero arrivare. Sembra quasi che si abbia paura a riunirsi, quasi fosse un sopruso sollecitare Gobbi a convocare il consiglio e dare la sveglia ad una maggioranza che ormai ha fatto della città una sorta di castello chiuso ed asserragliato violando le più elementari regole di democrazia".
La narrazione che sottende al ragionamento di Paolini vuole un presidente del consiglio che non ha digerito l’essere rimasto al proprio posto nonostante le migliaia di preferenze ottenute alle elezioni regionali. "Gobbi vuole l’assessorato al Turismo – rincara la dose Paolini – e finché non siederà su quella poltrona continuerà a tenere sotto scacco sindaco e assessori. Una faida interna che ha un prezzo troppo alto che Riccione non può continuare a pagare. Fratelli d’Italia è stufa delle bizze tra compagni: i panni sporchi si lavano in casa, non si può tralasciare l’attività politico-amministrativa optando per prezzolati incarichi esterni decisi, lo ripetiamo, in giunta e senza contraddittorio. Ci mobiliteremo".
Gobbi però non ci sta. "Paolini ha preso un granchio enorme. Chi fa l’amministratore dovrebbe ben sapere che il presidente del consiglio è un esecutore, e può indire un consiglio comunale solo nel momento in cui giungono pratiche che in primo luogo vengono affrontate nelle commissioni consiliari. Solo successivamente viene convocata la riunione dei capigruppo per stabilire la data del consiglio. Questo è l’Abc che un politico e amministratore dovrebbe ben conoscere. Paolini ha sbagliato bersaglio. Se il suo problema sono le pratiche mancanti si può rivolgere ad altri organi, non certo al presidente del consiglio. Per quanto mi riguarda son tranquillo. Paolini si lamenti con qualcun altro".
Andrea Oliva