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Storia di Nadia Urbinati "La politica al femminile"
L’universo femminile di Nadia Urbinati, accademica, politologa e docente alla Columbia University, ospite venerdì scorso a "Ogni donna una storia", la rassegna organizzata da Casa delle Donne e Rete Donne. "A Rimini nel ‘77 ricordo l’impegno politico, anni di iper politicizzazione, dove ho conosciuto la dimensione che mi ha introdotto alla cittadinanza democratica". Parla poi di "filosofia" e di prof che non la volevano ai grandi livelli accademici, perché in Italia le professioni intellettuali sono riservate agli "uomini". "Nessuno – dice – può controllare il caso" che la trascina negli Usa, Paese "straordinario", dove apprende la "dignità dell’individuo". Lì trova non solo "opportunità", ma anche "seconde possibilità". E non è in relazione a nessuno Nadia Urbinati, perché la "relatività" è un senso di insoddisfazione che bisogna superare. E aggiunge, è "ingiusto" precludere a priori la carriera alle donne, anzi è "umiliante". Parla delle trascrizioni dei figli omogenitoriali: "Il concepimento non dipende dall’identità del genitore". Mentre la maternità surrogata è discorso morale ma anche giuridico, e "la legge varata è un obbrobrio e incontrerà problemi di costituzionalità". I "diritti" poi sono le persone dalla nascita alla morte, perché "il primo e l’ultimo respiro appartengono proprio alla persona". Si pone nel pensiero individualista, piuttosto che in quello comunitario. I voti all’elezioni infatti sono "individuali", e così nasce la "democrazia politica", con le persone "politiche". E l’invidia, infine, è "una passione che blocca e annienta".
Andrea G. Cammarata