REDAZIONE RIMINI

"Soleri era capace di intendere e volere"

La perizia sull’eredità del noto commercialista. Il tribunale scagiona il notaio Ciacci, il dottor Bianchini e le due testimoni

Giorgio Soleri "era capace di intendere e di volere ed è riuscito a manifestare la propria volontà. Quindi, nessun reato è stato compiuto dai professionisti e daii loro colllaboratori". Si è concluso con una sentenza di piena assoluzione il primo grado del processo che vedeva alla sbarra, con l’accusa di falso, il notaio riminese Barbara Ciacci, le due impiegate del suo studio, Sonia Giambagli e Marizagrazia Meoli, e il medico Giuseppe Bianchini, che all’epoca dei fatti lavorava nel reparto Geriatria dell’ospedale di Rimini.

La vicenda, come noto, riguardava l’eredità milionaria del facoltoso commercialista Giorgio Soleri, scomparso il 10 aprile 2012. Un patrimonio che comprendeva 70 appartamenti, due alberghi e l’allora immobile della discoteca Paradiso. Al centro della vicenda giudiziaria la revoca di una donazione fatta pochi giorni prima di morire dallo stesso patron, Giorgio Soleri, mentre era ricoverato in ospedale all’Infermi, dopo essere stato colpito da un ictus tre settimane prima. La revoca riguardava la cessione di quote di una società che gestiva il patrimonio familiare. Era stato Stefano Soleri, uno deri figli (assistito dall’avvocato Alessandro Fabbri) a presentare una denuncia in Procura contestando la validità dell’atto stipulato. "è falso" era stata la sua tesi. Accuse pesantissime, che avevano portato all’apertura di un fascicolo in Procura. Da lì ha quindi avuto inizio una lunga battaglia a colpi di carte bollate e perizie. Martedì scorso tuttavia il tribunale monocratico ha assolto tutti e quattro gli imputati con la formula più ampia possibile, ossia perché il fatto non sussiste.

Il collegio difensivo, composto dagli avvocati Nicola Mazzacuva, Giuliano Renzi e Filippo Giunchedi, esprimono "soddisfazione per l’esito del processo, evidenziando come gli imputati – persone dabbene che svolgono con prestigio e serietà la loro attività professionale – si sono trovati a proccesso per circa diecianni in ordine ad accuse che si sono rivelate, come sempre ribadito, assolutamente infondate".

"Notaio, impiegate e medico – precisano i difensori – erano accusate di aver concorso tra loro a commettere il reato di falsità ideologica in atto pubblico ossia di aver certificato falsamente che Giorgio Soleri, al momento in cui ha sottoscritto l’atto, era capace di intendere e di volere e, quindi, di autodeterminarsi liberamente. Inoltre, il notaio ed medico erano anche accusati di aver redatto un certificato medico falso che affermava che il Soleri era capace di determinarsi liberamente mentre, secondo la prospettazione accusatoria, si trovava in condizioni di incapacità". "Le consulenze redatte dai professori Tagliabracci, Provinciali ed Ariatti – aggiungono gli avvocati – hanno ritenuto che, il Soleri, al momento della stipula, era capace di intendere e di volere ed è riuscito a manifestare la propria volontà. Quindi, nessun reato è stato compiuto dai professionisti ed i loro colllaboratori". Il vice procuratore onorario aveva chiesto per gli imputati una pena di 3 anni e 6 mesi. Richiesta che alla fine non è stata accordata dal tribunale riminese, che ha invece deciso per la piena assoluzione.

Lorenzo Muccioli