
Al Teatro della Regina di Cattolica l’attore e regista Franco Branciaroli porta in scena Sior Todero Brontolòn per la regia...
Al Teatro della Regina di Cattolica l’attore e regista Franco Branciaroli porta in scena Sior Todero Brontolòn per la regia di Paolo Valerio che gli ha affidato il ruolo del ‘Rustego’. Per questo capolavoro di Carlo Goldoni, stasera alle 21, saliranno sul palco anche Piergiorgio Fasolo, Alessandro Albertin, Maria Grazia Plos, Ester Galazzi, Riccardo Maranzana e, con loro, Valentina Violo, Emanuele Fortunati, Andrea Germani e Roberta Colacino. A completare il cast saranno I Piccoli di Podrecca, le marionette ideate nella prima metà del Novecento dal cividalese Vittorio Podrecca. Scritta nel 1761 e presentata al Teatro San Luca di Venezia l’anno successivo, la commedia nel tempo ha continuato a registrare sempre un gran successo.
Perché ha accettato questo ruolo?
"Todero brontolone è molto divertente, e poi per me recitare in dialetto è un’esperienza interessante che capita quasi mai. Non che sia veneto, sono infatti milanese, per cui conosco e parlo benissimo questo dialetto, ma il veneto non è lontano, ho così accettato questo ruolo".
Seppure tanti lo considerino personaggio odioso, il Brontolòn continua a divertire, perché?
"Perché si va a vedere uno spettacolo ben fatto del buon vecchio teatro, ammesso che ce ne sia uno nuovo. Il Brontolòn ha le caratteristiche goldoniane del burbero che vuol sempre comandare, la frase principale che continua a ripetere è il paròn so mi, che non ha a che vedere col patriarcato. Era una specie di sacrosanto museo".
Forse piace anche perché in ogni uomo c’è un pizzico di Todero?
"Piace perché è bravo Goldoni, perché ci sono delle battute stupende e perché è grandioso il drammaturgo che ne ha fatto un capolavoro. Si ride moltissimo, non per questa situazione comune a tante commedie, ma perché Goldoni è bravissimo a trovare delle battute incandescenti. Così lo spettacolo, che conta infinite repliche, andrà avanti per tutto aprile per essere poi ripreso nella prossima stagione teatrale".
Alle spalle una splendida carriera e vari premi, cos’altro vorrebbe realizzare?
"Non ho questo mito. Ho fatto quasi tutto. Potrei dire Re Lear di Shakespeare, ma poi non viene mai bene, perché ci sono testi come questo e come l’Amleto, che non vengono mai come si dovrebbe, perché sono troppo grandi e richiederebbero una cultura e un pubblico diverso, disposto a stare quattro ore e mezzo seduto. Non si può fare un Amleto in due ore".
Nives Concolino