FEDERICO TOMMASINI
Cronaca

Rogo alla Papa Giovanni. Strutture da abbattere: "Quasi un milione di danni"

L’incendio ha divorato numerosi mezzi agricoli e il materiale di falegnameria oltre all’impianto fotovoltaico. Il responsabile: "È dura, ma non ce ne andremo"

Rimini, 5 settembre 2024 – Le fiamme se ne sono andate, raffreddate dall’acqua, lasciando spazio solo ad uno scheletro di lamiere. Al corpo senza vita di quella che fino a due giorni fa era la zona laboratori della Papa Giovanni XXIII. Il cuore di una comunità che si è fermato dopo l’incendio di martedì. Della struttura di Sant’Aquilina è rimasto ben poco: di quei 365 metri quadrati dedicati alla falegnameria, all’agricoltura e alle attività rimane solo il telaio d’acciaio e la conta di ciò che ormai non c’è più. "Il rogo si è lasciato alle spalle 800mila euro di danni – spiega Riccardo Colosi, addetto alla sicurezza della comunità –. Dentro quei capanni c’erano bici elettriche, motorini, un quad e altri mezzi utilizzati dai ragazzi della comunità per spostarsi. Poi un muletto, due trattori e un camioncino che usavamo per raccogliere la beneficenza che per noi era fondamentale. Le fiamme non hanno risparmiato neanche i pannelli fotovoltaici da 20 kilowatt posti sul tetto".

L’incendio ha completamente devastato un capanno per gli attrezzi e il laboratorio di falegnameria della comunità (foto Migliorini)
L’incendio ha completamente devastato un capanno per gli attrezzi e il laboratorio di falegnameria della comunità (foto Migliorini)

Un disastro che è iniziato intorno alle 17 di ieri quando dagli alloggi della comunità, poco distanti dal rogo, sono state notate le prime fiamme. Da lì l’allarme. "Fortunatamente i laboratori della giornata erano già terminati e nelle strutture non c’era nessuno – continua Colosi –. Sono stati proprio i ragazzi a rendersi conto per primi di ciò che stava accadendo, tant’è che per tutto il pomeriggio e la notte hanno aiutato i vigili del fuoco negli interventi". I pompieri si sono presentati in via Valverde con sei autobotti e dopo aver spento l’incendio sono rimasti nel sito fino alle 13 di ieri, raffreddando le ultime aree e transennando tutte le strutture ormai rese inagibili e destinate alla demolizione.

"Dopo l’incendio non è rimasto nulla, il lavoro di trent’anni è andato distrutto – riprende l’addetto alla sicurezza della Papa Giovanni –. Ancora non è possibile conoscerne la causa, possiamo solo ipotizzare un corto circuito o una batteria al litio di una bici elettrica danneggiata. A questo punto non escludiamo neppure il dolo". L’alba di ieri mattina ha portato con sé la consapevolezza. L’adrenalina dell’emergenza è andata via un po’ alla volta e ragazzi e operatori della struttura si sono resi conto sempre di più di ciò che è accaduto. "E’ stato un risveglio amaro, gli animi di tutti sono a terra. Per coloro che frequentano la Papa Giovanni questa è casa e vederla bruciare è uno choc. Ora organizzare attività sarà molto complicato, ma non possiamo fermarci e non vogliamo cercare altri luoghi. La nostra ‘famiglia’ abita qui". Da ieri la comunità ha aperto una pagina donazioni per permettere a tutti di contribuire alla ricostruzione post incendio.