
Louis Dassilva, indagato per omicidio di Pierina Paganelli
Rimini, 3 aprile 2025 – Nella babele di atti che ieri sono stati depositati in serie nell’ufficio del giudice per le indagini preliminari, Vinicio Cantarini, da parte della procura c’è anche una annotazione relativa a quei presunti riti voodoo che Louis Dassilva, indagato per l’omicidio di Pierina Paganelli, avrebbe commissionato ad un connazionale in Senegal contro il pm Daniele Paci, che coordina l’inchiesta, e sei agenti della squadra mobile di Rimini. Nel mirino del documento presentato dagli inquirenti ci sarebbe una telefonata intercorsa tra Dassilva e un’utenza senegalese il 13 novembre 2023, un mese dopo l’omicidio di Pierina.
Telefonata in cui Dassilva richiedeva la consegna di una ’medicina’ in Italia, esortando l’interlocutore a recarsi il prima possibile a parlare con una persona di fiducia affiché questa potesse risolvere in qualche modo la “sua situazione”, aggiungendo di aver già provveduto ad un primo sacrificio di un agnello, come riassume la memoria deposiata. L’indagato, sostengono sempre gli investigatori sulla base delle intercettazioni, in questa conversazione e in altre seguite per completare l’iter di questa pratica di magia religiosa ribattezzata “marabutage”, faceva emergere “chiaramente” la propria apprensione rispetto all’indagine sull’omicidio di Pierina e a nuove sommarie informazioni testimoniali che lo avrebbero interessato nel breve termine.
Uno scambio di messaggi e telefonate al culmine del quale il 35enne avrebbe anche ricevuto come indicato dal connazionale interpellato una sorta di amuleto protettivo da indossare quasi sempre e che è stato ’attivato’ per la durata di due anni. Due anni di ’protezione’ appunto dal pm Daniele Paci e dai sei agenti i cui nominativi lo stesso Dassilva aveva fornito al connazionale, quali ’bersagli’ del rito voodoo.
Un rito in ordine al quale le persone indicate avrebbero dovuto essere “allontanate” dall’uomo. Stando alla polizia, la pratica richiesta da Dassilva – e che avrebbe necessitato anche il sacrificio di un agnello compiuto da parte del 35enne – era infatti finalizzata a “voler sortire effetti negativi al gruppo di persone”.
Il tutto esprimendosi tramite un linguaggio in codice a seguito della consapevolezza di poter essere intercettato, sostiene chi indaga.