"E’ uno stupido". Il sindaco Jamil Sadegholvaad lo dice chiaramente, senza tentennamenti, rivolgendosi al ristoratore assolto, ma costretto a risarcire la famiglia senegalese per il danno morale dopo essersi rivolto all’effige di Mussolini mentre la serviva. I fatti risalgono a tre anni fa. In settimana c’è stato l’epilogo con la sentenza. Quando la notizia è uscita il sindaco era in visita ad Auschwitz con un gruppo di studenti riminesi. Nel video girato sul luogo della tragedia, a due passi da dove gli ebrei venivano uccisi con il gas, Sadegholvaad ha ricordato la vicenda. "Apro il giornale on-line e vedo che è stato condannato un ristoratore a Rimini che ha servito un piatto a una famiglia di colore, poi si è voltato verso la bottiglia con l’effige di Mussolini ed ha chiesto scusa. E’ uno stupido".
Il sindaco non si è fermato a questo creando un parallelismo tra quanto ha vissuto durante la visita nel campo di concentramento e quanto accaduto nel ristorante affollato in riviera. "Mentre visitavamo Auschwitz mi hanno detto che noi non abbiamo colpa per quanto accaduto qui, ma ciò non toglie che abbiamo il potere di impedire che accada nuovamente una cosa del genere. Non deve succedere mai più. Certe tendenze non devono avere il sopravvento". Partendo da questo pensiero ha citato il caso del ristoratore precisando che "fa parte di una netta minoranza. Ma dobbiamo fare in modo che restino una minoranza insignificante, che dobbiamo combattere".
Nel locale, quel giorno di tre anni fa, due famiglie senegalesi si erano messe a discutere in modo molto animato con il ristoratore. Stando alle accuse mosse da Adijsam Mbengue, l’uomo avrebbe preso prima le ordinazioni poi si sarebbe girato verso un ritratto del Duce tendendo il braccio come saluto romano e dicendo ‘Scusami Benito’. I ristoratore ha sempre negato quelle frasi. Il giudice lo ha assolto dall’accusa di "propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale, etnica e religiosa" valutando la "particolare tenuità del fatto". Ma dovrà risarcire la famiglia che si era costituita parte civile per danni morali quantificati in 2mila euro. Risarcimento che dovrebbe congelarsi visto che l’uomo intende ricorrere in appello.
a.ol.