Tornano letteralmente a splendere la pietra d’Istria e la pietra di San Marino del Tempietto di Sant’Antonio da Padova, dopo l’intervento di restauro interno ed esterno avviata a maggio e terminato pochi giorni fa. Ieri taglio del nastro del ’risorto’ gioiello cinquecentesco di piazza Tre Martiri, con il sindaco Jamil Sadegholvaad, il vescovo monsignor Nicolò Anselmi e Bonfiglio Mariotti, l’imprenditore che ha finanziato con 200mila euro i lavori attraverso il contributo Art Bonus. Presenti l’architetto Alessandra Del Nista per la Soprintendenza, il team della ditta Etra che ha curato l’intervento, coordinato dall’ufficio tecnico del Comune con l’ingegner Chiara Fravisini.
"In questo clima ormai di festa oggi ci facciamo un regalo – ha detto Sadegholvaad - ritrovando un tempietto che è parte della vita di tutti i riminesi. Ringrazio la generosità e il grande cuore di Bonfiglio Mariotti. Vorrei che il suo esempio fosse imitato da chi, avendone la possibilità economica, ha a cuore Rimini e i suoi luoghi. Qualcosa si sta muovendo e già l’anno prossimo avremo due importanti restauri di capolavori dell’arte riminese - la Pietà del Bellini e il Giudizio Universale di Giovanni da Rimini - sostenuti in buona parte da soggetti e imprenditori privati".
"Sono onorato oggi di essere qui per impartire la benedizione al Tempietto restaurato – sottolinea il vescovo –. Siamo davvero grati per questo intervento che restituisce al suo significato sociale, culturale e religioso il Tempietto, dove tante persone – riminesi ma non solo – si fermano a pregare". "Credo sia un dovere per chi può e chi ne ha le capacità sostenere l’amministrazione o qualsiasi altro ente pubblico quando emerge la necessità di restituire alla piena fruibilità e bellezza un monumento, in questo caso questo un tempietto a cui personalmente sono molto legato – il commento di Mariotti -. In questa piazza, ho conosciuto quella che sarebbe diventata mia moglie, e siccome sono convinto che niente capiti per caso mi è sembrato giusto sostenere l’amministrazione in questa opera di restauro".
Il Comitato per l’Ottocentenario di Sant’Antonio a Rimini (1223 – 2023) per anni si è speso per evidenziare l’urgenza di questo intervento. Già dal 2020 Marco Ferrini, riprendendo un vecchio progetto presentato nel 2009 dell’architetto Francesco Baldi, aveva più volte proposto la necessità dell’intervento all’amministrazione, proprietaria del Tempietto. "Siamo grati al Comune per la sensibilità dimostrata – sorride Ferrini – come pure per il generoso intervento economico, mediante lo strumento dell’Art Bonus, da parte dell’imprenditore Bonfiglio Mariotti, che hanno reso possibile questo restauro".
Lo storico riminese Luigi Tonini documenta che il tempietto fu iniziato nel 1518, eretto a ricordo del miracolo della mula, che la leggenda vuole operato dal Santo di Padova intorno al 1227, e ultimato probabilmente nel 1532.
Mario Gradara