Prostituzione e droga. Inchiesta Privé, giro di squillo al night. Patteggiano in tre

Tra gli indagati l’ex amministratore Filippo Catrani, altri attendono il rito abbreviato. Il Lady Godiva era stato sequestrato nel 2018. Le ballerine erano assunte ufficialmente come "figuranti di sala"

Prostituzione e droga. Inchiesta Privé, giro di squillo al night. Patteggiano in tre

Tra gli indagati l’ex amministratore Filippo Catrani, altri attendono il rito abbreviato. Il Lady Godiva era stato sequestrato nel 2018. Le ballerine erano assunte ufficialmente come "figuranti di sala"

Rimini, 22 ottobre 2024 – Arrivano i primi patteggiamenti nell’ambito dell’inchiesta ‘Privè’, che ha portato alla luce un vasto giro di prostituzione legato all’ex night club Lady Godiva, situato a Marina centro, Rimini. Le indagini, avviate nel 2016 dalla sezione narcotici della squadra mobile, hanno sollevato un velo su un presunto racket di spaccio e sfruttamento della prostituzione, il cui epicentro sembrava essere proprio il noto locale della riviera. Ieri si è tenuta un’importante udienza preliminare presso il tribunale di Rimini, con il gup chiamato a esaminare i primi accordi tra la pubblica accusa e gli indagati. Tra questi, Filippo Catrani, ex amministratore del Lady Godiva, assistito dall’avvocato Stefano Brandina, e Vittorio De Leo, dipendente part-time del night ma considerato uno dei suoi gestori, difeso dall’avvocato Giuliano Renzi. Catrani ha raggiunto un accordo con la procura per una condanna a 3 anni e 3 mesi, mentre De Leo ha patteggiato una pena di 3 anni, di cui 2 sospesi e un anno da scontare tramite lavori di pubblica utilità. Anche Adriano Succi, terzo indagato difeso dall’avvocato Renzi, ha patteggiato una condanna di un anno e 10 mesi, interamente sospesa.

Gli accordi dovranno essere ufficialmente ratificati nella prossima udienza prevista per il 21 novembre, data in cui il giudice si pronuncerà anche sull’ammissione al rito abbreviato richiesto da altri due indagati coinvolti nell’inchiesta. Nel frattempo, per altri 14 soggetti accusati di reati connessi a detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti, il pubblico ministero ha chiesto il rinvio a giudizio.

L’inchiesta coordinata dal pm Davide Ercolani è partita nell’autunno del 2016, quando alcuni sospetti su un presunto traffico di cocaina all’interno del locale hanno attirato l’attenzione delle forze dell’ordine. Le indagini si sono concentrate inizialmente sulla rete di spacciatori legata al Lady Godiva, ma presto gli inquirenti hanno scoperto un giro di prostituzione organizzata che coinvolgeva le ballerine del night club, assunte ufficialmente come “figuranti di sala”, ma di fatto indotte a offrire prestazioni sessuali ai clienti del locale. Gli agenti della squadra mobile, grazie anche all’uso di telecamere nascoste installate all’interno del night, hanno potuto documentare dettagliatamente la natura illecita delle attività che si svolgevano nel locale.

Il blitz della polizia, scattato nel settembre 2018, ha portato al sequestro preventivo del Lady Godiva, dopo che le prove raccolte hanno dimostrato come l’attività di sfruttamento della prostituzione fosse stata gestita sistematicamente all’interno del club. L’inchiesta ha rivelato un complesso intreccio di relazioni tra italiani e albanesi che si occupavano non solo dello spaccio di stupefacenti, ma anche dell’organizzazione degli incontri tra le ballerine e i clienti, con l’obiettivo di trarne profitto.

Il caso del Lady Godiva ha avuto un forte impatto mediatico, anche a causa della fama del locale, uno dei più noti della riviera romagnola. La vicenda ha sollevato interrogativi su come una simile rete di attività illegali abbia potuto operare indisturbata per anni e ha acceso i riflettori sulla realtà nascosta di molti night club, spesso considerati semplici luoghi di intrattenimento, ma che in realtà possono diventare scenari di attività criminali.