Rmini, 9 maggio 2017 - Equitalia non guarda in faccia a nessuno e le cartelle inchiodano la ‘vecchia’ prostituta, alla quale vengono addebitati anche i canoni Rai. La donna, ultracinquantenne, sta ora aspettando la sentenza definitiva della Commissione tributaria che le ha già negato però la sospensiva, costringendola intanto a pagare un terzo della somma dovuta.
Tutto comincia con un accertamento dell’Agenzie delle entrate che alla fine dell’anno scorso decide di andare a dare un’occhiata ai conti correnti della lucciola in questione. Scoprendo che in banca ha quasi 25mila euro. Da dove arrivano quei soldi? E perché non ci ha pagato sopra le tasse? L’Agenzia a quel punto, forte - dice - delle sentenze della Corte di Cassazione, fa una botta di conti di quello che deve avere. Sono 5.400 euro di Irpef, 403 di addizionale regionale, 49 di addizionale comunale, 5.300 di Iva e 6.600 di contributi Inps, a cui si aggiungono 6.488 euro di sanzioni. E d’ufficio le apre la partita Iva. Una mazzata per la prostituta che sopravvive grazie ai suoi clienti storici.
Questa però, assistita dall’avvocato Marco Lunedei, decide di non pagare un euro e di presentare ricorso alla Commissione tributaria, nella speranza che le dia ragione in virtù del caos che ancora circonda la posizione fiscale delle impiegate del sesso. In attesa che la Commissione decida al riguardo il legale chiede la sospensiva del pagamento. Due mesi fa però arriva la seconda cattiva notizia: la sospensiva è stata negata e aspettando la decisione definitiva, la lucciola deve pagare un terzo della somma contestata dall’Agenzia delle entrate.
Come tutte le prostitute, anche lei cestina la documentazione, convinta che tutto passi in cavalleria. Ma non conosce Equitalia. Perché di lì a qualche tempo viene inonandata di cartelle, in cui le vengono addebitati anche i canoni Rai. I soldi in banca li hanno trovati e ha una macchina, così non le resta che ‘patteggiare’ e chiedere a Equitalia di poter pagare a rate. L’Agenzia accetta, dei 5mila euro che deve dovrà però versarne 5.700 che includono anche gli interessi. La prostituta deve avere pensato che l’Italia non è più quel Paese di Bengodi dove era arrivata 30 anni fa, e ha già cominciato a versare qualche rata. Sembra però che da qualche tempo non versi in banca nemmeno un euro e dicono abbia già venduto la macchina.