ANDREA G. CAMMARATA
Cronaca

Fuga dal Pronto soccorso "Turni sfiancanti e insulti, ecco perché sono andato a lavorare a San Marino"

Gian Marco Pedrazzi per tredici anni è stato in prima linea all’Infermi "La situazione era diventata insostenibile, ho scelto la qualità di vita"

Nel riquadro, il medico riminese Gian Marco Pedrazzi: ora lavora a San Marino

Nel riquadro, il medico riminese Gian Marco Pedrazzi: ora lavora a San Marino

Rimini, 27 agosto 2023 – “Insulti, stress, salario, poche prospettive, perciò sono andato all’ospedale di San Marino". Parla Gian Marco Pedrazzi, per 13 anni medico in servizio al Pronto Soccorso di Rimini. "Il Pronto Soccorso è la porta d’ingresso della sanità italiana per i cittadini, per percepire una qualità migliore, bisogna investirci di più, partendo dalle persone".

Pedrazzi, cosa l’ha spinto a lasciare il Pronto Soccorso di Rimini?

"Cercavo una qualità migliore della vita. Il carico di lavoro, dovuto ai tanti accessi in una città come la nostra, era sproporzionato e troppo stressante. All’Infermi c’è bisogno di un potenziamento. Personalmente non intravedevo né un futuro, né un miglioramento delle condizioni lavorative. E le notti, quelle, le passavo sempre in piedi."

Ha mai subito un’aggressione la notte?

"Ne ho viste. Il personale infermieristico mi raccontava di persone che si rivolgevano loro in modo maleducato e aggressivo. Devono sentire anche gli insulti, soprattutto quando i tempi di attesa aumentano. Non sono tutelati, ma in trincea ci sono loro."

C’è un presidio dell’autorità giudiziaria all’interno del Pronto Soccorso?

"Un po’ di sorveglianza sì, ai miei tempi c’era solo una guardia giurata che si faceva vedere ogni tanto."

Ha vissuto circostanze estreme?

"Traumi della strada, violenze, ubriachi, infarti e ictus. In 13 anni ne ho viste davvero di ogni tipo".

Quando la situazione è diventata davvero ingestibile per il suo lavoro?

"Prima degli anni ’10 c’era un altro modo di lavorare e un altro clima fra noi. Poi è subentrato un peggioramento graduale".

Avete protestato?

"Non mi sono mai rivolto al sindacato. Ovviamente c’è una carenza di personale. E i medici, in quelle condizioni, sono troppo stressati. Non si lavora con il sorriso sulla faccia."

Conseguenze psicologiche?

"Lo stress. Il lavoro era stimolante, ma i problemi poi te li porti a casa. Un medico che sta male, causa delle ricadute su tutta l’équipe."

Queste condizioni di lavoro, sono anche conseguenza della carenza di medici a Rimini?

"Sì, è sicuramente uno dei fattori che va considerato. L’Ausl, su Rimini, ha una carico maggiore di lavoro rispetto ad altre realtà come Riccione e Santarcangelo. È normale che il medico preferisca stare dove il carico è minore, oppure che accetti proposte dalle cliniche private. In più pagano bene e offrono turni facili, senza gli obblighi del contratto da dipendente."

Come le è cambiata la vita a San Marino?

"In meglio. Uno stimolo lavorativo nuovo, e la qualità della vita migliorata. Ho trovato una bella équipe. A San Marino, poi, si lavora con un’organizzazione diversa. Non sono andato via solo per un discorso economico, cercavo un posto dove stare meglio a livello di gruppo".

Quanti siete in Pronto Soccorso durante la notte a San Marino per una popolazione di circa 30mila persone, rispetto ai numeri di una grande città come Rimini?

"La notte, per ora, c’è un medico solo. A Rimini c’è ne sono tre in totale con la medicina d’urgenza."

Tornerebbe all’ospedale di Rimini?

"Onestamente non tornerei. I miei colleghi rimasti lì mi dicono che non è cambiato quasi niente, anzi sì, qualcosa in meglio e altro in peggio".