"Da almeno vent’anni chiediamo di abolire il listino caffetteria". E Massimo Agostini del ristorante ’Ritrovo dei lavoratori’, aperto dal 1977, di governi ne ha visti avvicendarsi parecchi da 47 anni a questa parte. Ma niente da fare. Il prezzo di caffè, cappuccini e acqua l’ha sempre deciso lo Stato. "Di una sua abolizione ne sento parlare da una vita – ricorda Agostini – ciclicamente. Ma non è cambiato mai niente, gli aumenti dei prodotti di caffetteria li ha sempre decisi lo Stato. E a mio avviso quel prezzo non dovrebbe essere imposto. Ai miei clienti dopo il pasto voglio offrire un caffè buono e perché questo avvenga ci vuole una miscela all’altezza. E per averla il prezzo della materia prima si alza. Non mi sembra di scoprire l’acqua calda. Per guadagnarci qualcosa, un caffè dovrei farlo pagare 2 euro. Se offro una miscela che costa di più, dovrei essere libero di farla pagare di più".
In pieno centro storico ha il suo bar anche Enrico Gualandra della Galleria Caffè in piazzetta del Titano. "Quel listino è vincolante per i locali del centro storico – dice – È anacronistico e in fin dei conti non so nemmeno chi debba tutelare. Lo trovo abbastanza inutile. Ma qui a San Marino c’è da sempre, quindi ormai ci siamo anche abituati. Nonostante lo ritenga sbagliato, non credo sia nemmeno più un peso. Non credo che siano quelli della caffetteria i prezzi da monitorare". Più morbida la posizione di Claudio Lausdei del ristorante pizzeria ’Il Monte’ nel Castello di Serravalle. "Sinceramente quel listino non mi crea nessun problema – dice pensando ai prezzi ’bloccati’ dal governo – Anche perché quelle cifre tutto sommato sono giuste e aggiornate di tanto in tanto. Direi che, alla fine, non ci si perde. Dico questo pensando alla mia attività, magari i bar possono soffrirne di più".
Ad alzare la voce nei giorni scorsi era stata l’Usot, l’Unione sammarinese operatori del turismo. Che quel listino chiede di abolirlo da decenni. "Ci troviamo, nonostante siano 5 anni che viene promesso ed evidentemente non mantenuto – scrivono dall’associazione di categoria – a dover sollecitare il governo perché proceda all’eliminazione di una anacronistica e oggi anche estremamente dannosa imposizione di prezzi a bar e ristoranti". L’ultimo aggiornamento della Commissione Prezzi risale al 2022. "Di quella commissione da anni chiediamo l’abolizione. Impone a bar e ristoranti il purtroppo infausto ‘listino caffetteria’. L’imposizione di prezzi da parte del ‘pubblico’ senza prestare la dovuta attenzione alle dinamiche dei prezzi delle materie prime, caffè in primis, rende antieconomico per bar e ristoranti servire il caffè e tutte le preparazioni a esso collegate e in generale tutti gli altri prodotti che hanno un prezzo imposto".