I locali della zona del porto non potevano diventare "proprietà" del Comune di Rimini. E Palazzo Garampi "non può continuare a rinnovare, ai gestori delle attività, le concessioni soltanto di anno in anno". La battaglia legale ingaggiata dai titolari di alcune attività del cosiddetto ’triangolone’ contro il Comune, che nel 2017 ha ottenuto dal Demanio la proprietà dell’area, è arrivata al punto di svolta. Perché il Tar, "ritenuto che sussistono i presupposti di estrema gravità e urgenza, tali da non consentire la dilazion della trattazione" del ricorso presentato". Per questo il Tribunale amministrativo regionale, "al fine di evitare l’asportazione e lo smaltimento dei materiali all’interno dei locali", ha accolto il ricorso cautelare presentato dai legali dei gestori e fissato per il 31 gennaio l’udienza in cui si deciderà la sorte delle attività del ’triangolone’. "Quando il Comune di Rimini – ricorda l’avvocato Franco Fiorenza, che insieme al collega Vittorino Cagnoni difende i gestori – è entrato in possesso dell’area del ’triangolone’, ha preteso anche la proprietà di tutti i beni immobiliari. Non trattandosi di beni pubblici, bensì di attività economiche che sono presenti lì da molti anni, riteniamo sbagliata la decisione". Così come "non è ammissibile che il Comune di Rimini continui a rinnovare ai gestori la concessione delle loro attività soltanto di anno in anno, anziché siglare un contratto di affitto pluriennale che permetta loro di investire e lavorare".
Il ricorso è stato fatto dagli imprenditori che hanno in concessione i ristoranti La Buca, Strampalato (l’ex Oberdan), Scipulein (l’ex Squero), il locale del pattinaggio, Rimini golf, l’ex discoteca Bahamas (che fa parte da anni del Coconuts) e il Barge. Per il Barge la situazione è ancora più intricata: come noto, il Comune ha preteso e ottenuto la restituzione dell’immobile dalla società Aquarium (che è in liquidazione) a causa del mancato pagamento dei canoni. Il debito con Palazzo Garampi ammonta a oltre 300mila euro. "Ma la famiglia Pappano, che aveva in concessione il Barge, ha cercato in tutti i modi di trovare una soluzione col Comune – spiega Fiorenza – Era stata fatta una proposta per sanare i debiti. Da parte sua, l’amministrazione pretendeva la demolizione di un piano del Barge (abusivo) ma allo stesso tempo continuava a chiedere il canone di affitto sull’intero locale, inclusa la parte che andava abbattuta. A causa del contenzioso il Barge non è stato più in grado di riaprire". La partita ora si riapre, per il Barge e le altre attività: toccherà ai giudici del Tar stabilire se il Comune è il legittimo proprietario dei locali del porto e come deve applicare concessioni e canoni.
Manuel Spadazzi