Pompiere ucciso a pugni. Dodici anni al buttafuori. L’ira dei genitori: una farsa

Omicidio preterintenzionale e sconto di pena legato al rito abbreviato. Ma alla lettura della sentenza in aula a Rimini scoppia la bagarre . La madre di Giuseppe: "La vita di mio figlio non può valere così poco".

Pompiere ucciso a pugni. Dodici anni al buttafuori. L’ira dei genitori: una farsa

Omicidio preterintenzionale e sconto di pena legato al rito abbreviato. Ma alla lettura della sentenza in aula a Rimini scoppia la bagarre . La madre di Giuseppe: "La vita di mio figlio non può valere così poco".

"La vita di mio figlio non può valere dodici anni". Mamma Lella è in lacrime, fuori dall’aula del tribunale di Rimini. Si regge in piedi a fatica. Il marito Claudio la abbraccia, ma anche lui è scosso dai singhiozzi. Pochi minuti prima, il gup del tribunale di Rimini, Vinicio Cantarini, ha letto la sentenza sull’omicidio di Giuseppe Tucci, il vigile del fuoco di 34 anni morto dopo essere stato picchiato da un buttafuori, all’esterno della discoteca Frontemare di Rimini, l’11 giugno del 2023, per un diverbio dovuto ad una ragazza. Dodici anni è la pena decisa, in rito abbreviato, per l’albanese Klajdi Mjeshtri, ex buttafuori di Fano, accusato di avere ucciso a pugni il 34enne, originario di Foggia e padre di un adolescente. È una sentenza esplosiva e fuori e dentro l’aula, scoppia la contestazione dei familiari di Tucci: non era questo il verdetto che si aspettavano. Fischi, urla, tensione alle stelle. "Bella sentenza per tutti gli italiani!" urla un parente, battendo ironicamente le mani. "Che schifo di Paese", "è una vergogna".

Riqualificata, come chiesto dalla difesa, l’accusa a carico dell’albanese: da omicidio volontario aggravato a omicidio preterinziale aggravato dalla minorata difesa. Applicata quindi la pena massima con la riduzione di un terzo per il rito abbreviato (da 16 a 12 anni). Il pubblico ministero Davide Ercolani aveva chiesto per il buttafuori il massimo della pena, ridotta a 20 anni in funzione del rito abbreviato. Il pm era affiancato da Matteo Signani, il pugile di Savignano campione europeo dei pesi medi, sottocapo della Guardia costiera, che ha ricostruito la scena dell’aggressione utilizzando un manichino da boxe per simulare la traiettoria dei pungi inferti al vigile del fuoco. Gli avvocati difensori di Mjeshtri, Massimiliano Orrù e Piero Ippoliti, hanno sostenuto che l’albanese non abbia agito spinto dalla volontà di uccidere ma ingaggiando con il vigile del fuoco uno scambio di colpi reciproci, e hanno chiesto di derubricare il reato in omicidio preterintenzionale con l’esclusione delle aggravanti "in base a forti elementi che derivano dal fascicolo di indagine, dai referti medici e dalle testimonianze". In apertura di udienza, Mjeshtri ha rivolto un suo messaggio di scuse ai familiari della vittima: "Non avrei mai immagino che sarebbe finita così". Presenti anche i genitori di Tucci e la sorella Barbara, parti civili con l’avvocato Marco Ditroia, insieme a parenti e amici arrivati per l’occasione da Foggia. Nell’udienza precedente erano stati sentiti i tre testimoni chiave di quella sera: due buttafuori in servizio nel locale e un amico dello stesso Mjeshtri, un ufficiale della Marina militare.

"Ci siamo battuti e riteniamo che la sentenza sia correttissima - dicono gli avvocati Orrù e Ippoliti -. Attendiamo di leggere le motivazioni della sentenza, poi valuteremo".

Ma nel corridoio del tribunale nel frattempo si consuma il dramma dei genitori. "E’ impossibile che un assassino senza pietà se la cavi con quasi niente - dice tra i singhiozzi papà Claudio-. Dodici anni: una presa in giro per noi genitori e per tutta Italia. Noi ci avevamo creduto, confidavamo nella giustizia. Che legge è questa che tutela gli assassini e non le vittime? Purtroppo, è stata come una pugnalata che ha ucciso un’altra volta mio figlio e anche noi genitori". I familiari di Tucci però di una cosa sono convinti: "Non ci fermiamo qui. Adesso si va avanti".

Lorenzo Muccioli