Rimini, 28 novembre 2024 – “Io penso che sia stato Louis, per togliere tutti i problemi a mia sorella ed essendo molto protettivo verso di lei. È una mia convinzione e spero di sbagliarmi”. Fornisce il sospetto e fornisce il movente. È diretto e senza fronzoli: cristallino. Loris Bianchi a domanda del pm (“Della morte di Piera lei che idea si è fatto?”) risponde così. Senza girarci tanto intorno. Svelando a chi indaga quella “sua idea” che il fratello di Manuela ha più volte ribadito di avere ai cronisti, ma senza mai entrare nel merito e nei dettagli. Ma Loris quell’idea ce l’aveva eccome, e ce l’aveva già dalla notte del 5 di ottobre, 2023.
Questo infatti è quanto trapela dal verbale della prima sit di Loris Bianchi quando, la notte dopo il ritrovamento del cadavere della 78enne trucidata a Rimini, in questura il fratello di Manuela venne sentito a lungo da mobile e sostituto procuratore Paci: per approfondire i rapporti familiari che gravitavano intorno a Pierina Paganelli. In quell’interrogatorio fiume, a Loris prima di tutto venne chiesto se fosse a conoscenza della relazione clandestina della sorella con Louis Dassilva, unico indagato per l’omicidio di Pierina e in carcere dal 16 luglio. Della relazione tra la donna e il 34enne senegalese, Loris ammise al pm di avere parlato “solo con mia sorella ma a lui (Louis, ndr) io ho fatto sempre intendere che sapevo anche se con lui non ne ho mai parlato direttamente”. Una relazione di cui “tutti sapevano”, a dire di Loris, ma senza immaginare che il nome dell’uomo per cui Manuela aveva perso la testa fosse niente meno che il vicino di casa.
Ma non fu solo la relazione clandestina ad essere esplorata durante le prime sommarie informazioni testimoniali di Bianchi. A catturare sin da subito l’attenzione degli investigatori era stato il rapporto conflittuale tra Pierina e Manuela. “Diciamo che le cose gravi sono successe quando hanno lavorato insieme al mercato e poi è peggiorata quando hanno iniziato a vivere vicino – riavvolge il nastro Loris nell’interrogatorio del 5 ottobre –. Sua suocera (Pierina, ndr) era molto invadente e mia sorella (...) non è mai riuscita a reagire fino a quando non è riuscita più a sopportare il tutto ed è scoppiata, giustamente”. Ruggini e vecchi risentimenti familiari a cui però Loris Bianchi si dichiarò estraneo: “Noi eravamo amici di famiglia da molto tempo (Bianchi si riferisce al rapportro tra lui e la vittima, ndr). E poi quello che mi raccontava mia sorella era solo una campana”.
È a questo punto che il pm chiede un esplicito parere sul delitto a Loris, con Bianchi che non indugia e punta il dito contro Louis. “Lei ritiene che questo omicidio sia maturato in quel palazzo?”, è la domanda-chiave del sostituto procuratore. “Sì. Io non ho ricostruito bene la cosa – dice ancora Loris –. Può essere anche che mia sorella sia impazzita (...) o potrei essere stato anche io non lo so. Una persona esterna può anche pensare che potrebbe essere proprio il fratello di Manuela che le vuole bene e le vuole risolvere il problema. Altri non ce n’è”. Altri non ce n’è. Dal 5 ottobre insomma lo stesso Loris, a più riprese entrato e uscito nel cono dei sospettati (non indagato), non avrebbe mai avuto dubbi: “Quella (l’omicidio, ndr) è una cosa aspettata, organizzata, hanno aspettato che lei tornasse a casa per ucciderla. La mia mente va in questo senso”. La mente di Loris, il suo “viaggio mentale” come sempre nell’interrogatorio lo definì al pm, ponendo anche sé stesso – in qualità di ipotesi – tra il ventaglio dei sospettati, poiché: “Per altri potrei essere io perché ho il movente”, arrivando anche ad azzardare un collegamento tra l’omicidio e il misterioso incidente di Giuliano Saponi, il marito di sua sorella.