Rimini, 11 agosto 2024 – Sarà la gonna di Pierina? O gli occhiali. O il portafogli o l’agenda, che la donna conservava nella borsetta prima che la colluttazione mortale e le 29 coltellate facessero rovinare gli oggetti a terra, per poi venire ricollocati da dove venivano dal killer. Ogni oggetto serba una storia. Questi oggetti, in particolare, nascondono una traccia. Quella di Dna isolata nei laboratori dell’Università Tor Vergata di Roma dal superconsulente del Tribunale Emiliano Giardina, che ha appunto cristallizzato Dna maschile su sette reperti-chiave da cui potrebbe arrivare la risposta definitiva ai dubbi del giallo di via del Ciclamino. Ma non sono solo oggetti di Pierina ad essere finiti sotto la lente d’ingrandimento dei genetisti. Bensì anche un’impronta impressa su una parete del seminterrato teatro della mattanza del 3 ottobre 2023 e anche un piccolo bisturi, sequestrato dalla squadra mobile da casa Dassilva e che ha appunto presentato anch’esso una traccia di Dna.
Ancora tutta da definire però la paternità di tutte queste firme biologiche, che in questo momento vengono messe a confronto con il Dna dell’unico indagato Louis Dassilva a caccia di quel possibile ’match’ che inchioderebbe il sospettato numero uno della Procura. Ma un risultato determinante, in ogni caso, non è detto che arrivi dal confronto genetico. Sui sette reperti infatti è stato isolato Dna in quantità molto piccole e questo obbliga i genetisti a uno sforzo maggiore alla caccia di un confronto ritenuto affidabile. Ecco perché mentre il lavoro di corrispondenza genetica procede c’è attesa anche per i risultati di un altro accertamento irripetibile disposto dal Tribunale in sede di incidente probatorio, ossia quei tamponi intimi eseguiti su Pierina ma per le cui prime risultanze si dovrà attendere almeno la fine del mese.