FRANCESCO ZUPPIROLI
Cronaca

Pierina, l’ordinanza contro Dassilva riabilita Manuela: “Il gip sa cosa dice”

La Bianchi ha commentato con poche parole quanto scritto dal giudice nel rigetto della richiesta di scarcerazione di Dassilva. Ma gli avvocati faranno appello

Pierina, l’ordinanza contro Dassilva riabilita Manuela: “Il gip sa cosa dice”

Rimini, 16 aprile 2025 – “Credo che il gip sappia cosa dice”. Sono parole, le prime dopo il rigetto della richiesta di scarcerazione di Louis Dassilva, di una donna che il giudice ha ritenuto “leale”, “credibile” e il cui narrato ha trovato “conferme” nei dati tecnici.

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Sono le parole di una Manuela Bianchi che in pieno trasloco da via del Ciclamino ieri mattina è stata presa d’assalto dai cronisti dopo che la sua testimonianza ha giocato un ruolo determinante all’interno delle 77 pagine di ordinanza con cui il gip Vinicio Cantarini ha deciso di mantenere in carcere il 35enne senegalese, indagato per l’omicidio di Pierina Paganelli.

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“Della decisione del gip ne tengo conto, ma sono fatti miei”, ha tagliato corto Manuela Bianchi nei pochi minuti trascorsi in via del Ciclamino, senza mascherare la propria insofferenza all’assalto mediatico. “Arriverà il giorno dove avrò cose da dire – ha aggiunto incalzata dai cronisti –. Ma ora non voglio parlare di Louis. Ho già parlato penso per 40 o 50 ore, basta”.

Ne ha già parlato eccome Manuela. In quella testimonianza fiume cristallizzata in incidente probatorio a cui ora ha dato ulteriore valenza lo stesso giudice Cantarini, rendendola il perno fondante attorno a cui ruota la decisione di tenere Louis Dassilva in carcere. Decisione a cui però gli avvocati del 35enne senegalese, Riario Fabbri ed Andrea Guidi, hanno preannunciato che faranno appello.

Sono scattati già lunedì i dieci giorni di tempo per i legali dell’indagato per presentare appunto le proprie osservazioni sulle quasi ottanta pagine dell’ordinanza di rigetto della scarcerazione. Solo una volta redatti tutti i motivi la difesa depositerà il formale appello al Tribunale del Riesame.

Un appello che correrà su binari completamente diversi da quelli su cui procede il ricorso che domani alle 9.30 approderà a Bologna per un nuovo round. L’appello all’ordinanza di rigetto infatti non potrà spaziare lungo tutta la dorsale dell’inchiesta, bensì soltanto sui motivi del ricorso che indicheranno gli avvocati. Domani, invece, il ritorno al Riesame è legato alla primissima ordinanza di custodia cautelare: quella del 16 luglio. Che dopo il diniego della Cassazione a blindare il carcere sotto l’impulso del Riesame ha rispedito proprio ai giudici bolognesi il provvedimento indicando la necessità di migliori e più puntali motivazioni.

Un’operazione che, nel decidere se scarcerare o meno Dassilva, non terrà conto della recente decisione del gip, ma comunque dovrà valutare tutti i nuovi elementi emersi nel corso dell’inchiesta: dallo sgretolamento della prova della cam3, alla nuova testimonianza di Manuela Bianchi e le perizie della procura sull’audio della telecamera in garage.

Nel frattempo restano le parole scolpite nero su bianco dal giudice nel trattenere Dassilva ai ‘Casetti’, poiché molto ha pesato nella valutazione l’assenza di reazione di Louis di fronte alle accuse rivoltegli da Manuela, così come il sottrarsi al confronto proposto in aula.

“Certamente deve riconoscersi al Dassilva il diritto al silenzio – scrive il gip nell’ordinanza di lunedì – e il diritto a mentire, ma dalla sua ostinata e provata falsità (negare la sua presenza in garage) e dal silenzio serbato in aule, anche dopo aver ascoltato per oltre 20 ore l’accusa mossagli da Manuela, non può non trarsi un elemento che corrobora il quadro indiziario così ricostruito a suo carico. L’indagato poteva legittimamente sottrarsi al confronto, ma nulla gli impediva di rilasciare una dichiarazione spontanea (...), oppure solo dire, alla fine dell’esame quando Manuela ha confermato ‘l’accusa’ guardandolo in faccia: ‘sei una bugiarda, non ero in garage’. Invece silenzio assoluto. Louis è rimasto immobile e silente come una statua di gesso”.

Inoltre, la “reazione rabbiosa” dell’urlo muto di Dassilva nella sala d’aspetto della questura pochi giorni dopo il delitto è stato indicato dal gip come “uno sfogo misto di rabbia e paura poco comprensibile per un uomo che non ha nulla da temere”.

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