Rimini, 25 luglio 2024 – Ogni singolo istante di quella maledetta mattina del 4 ottobre, quando Pierina Paganelli è stata trovata morta, uccisa con 29 coltellate nel seminterrato di via del Ciclamino 31.
Ogni minuto, secondo, tutto è stato minuziosamente ripercorso e sviscerato da chi indaga sull’omicidio, insieme a chi, invece, per prima quella mattina intorno alle 8 trovò Pierina senza vita. Insieme a Manuela Bianchi, nuora della vittima, che ieri ai microfoni di ’L’Estate in diretta’ è tornata a parlare per la prima volta, dopo l’arresto dell’ex amante Louis Dassilva come indiziato del delitto di omicidio volontario pluriaggravato della povera Pierina.
“Quel giorno ero in preda al panico – ha spiegato Manuela ripensando alla telefonata al 112 –. Non ho riconosciuto subito mia suocera perché a me interessava solo che arrivassero i soccorsi, non tanto per chi”. Poi, la terribile scoperta. “Mi sono accorta adesso che è mia suocera” detto tra le lacrime all’operatore della centrale e l’inizio di un lungo calvario di dieci mesi di indagini e tsunami mediatico ancora in corso.
E poi ci sono gli undici minuti. Undici minuti che Manuela ha impiegato tra il ritrovamento del cadavere nel seminterrato di via del Ciclamino, dove la nuora era rientrata alle 8.06, e la chiamata al 112 alle 8.17. Undici minuti prima di chiamare i soccorsi che per l’appunto in “almeno tre sit su quattro”, ricorda la stessa Bianchi, sono stati il fulcro delle domande del pm titolare dell’inchiesta (Daniele Paci). “Dopo aver visto la prima volta il corpo della donna, io ho cercato di avvisare qualcuno – così la Bianchi nei verbali del primo interrogatorio allegati alla richiesta di misura cautelare –. E dopo un vicino ho avvisato Louis, al quale ho raccontato quello che era successo e subito dopo sono tornata giù, ma non ho capito se Louis mi stesse seguendo o meno. Quando sono arrivata giù ho aperto la prima porta tagliafuoco e quindi tutti abbiamo potuto riguardare la donna che ancora una volta non abbiamo riconosciuto. A quel punto siamo usciti fuori dai garage per chiamare i soccorsi”.
Sin qui è stato riavvolto il nastro, quando oltre a Manuela si erano aggiunti anche un altro vicino di casa e lo stesso Dassilva. È stato infatti “insieme agli altri che dalla borsa ho capito che la donna a terra era mia suocera. Io non l’avevo riconosciuta neanche dal viso – dice sempre Manuela –. A quel punto siamo tornati di sopra e abbiamo richiamato una seconda volta”.
Una prima testimonianza quella di Manuela in cui la stessa donna aveva anche già spiegato come “avevo paura che venisse fuori il suo nome (Louis, ndr)” ripercorrendo i rapporti familiari tesi nei confronti della suocera, con la quale “erano cinque mesi che non parlavo”, dice ancora la Bianchi. “Avevo detto a Giuliano che se c’era una possibilità per noi di rinascere come famiglia era allontanarci da chi instillava cose negative su di me ed in quel momento venivano solo da mia suocera e i miei cognati, per cui dovevamo allontanarci”. Un rapporto conflittuale che Manuela aveva poi esternato più volte a Dassilva, che, per chi indaga, avrebbe così deciso di togliere di mezzo Pierina per difendere la Bianchi.
Ma se da un lato la Procura si sta concentrando ancora anche sugli 11 minuti dal ritrovamento del corpo di Pierina alla prima telefonata al 112, dall’altro lato c’è la difesa di Dassilva, rappresentata dall’avvocato Riario Fabbri, che sta ultimando la richiesta di ricorso al Tribunale del riesame per una rivalutazione della misura cautelare in carcere.