di Lorenzo Muccioli e Francesco Zuppiroli
RIMINI
I ladri sono entrati nella notte. Forse intorno alle 22.30, orario in cui qualche condomino di via del Ciclamino ha detto di avere sentito strani rumori provenire dal terzo piano. Provenire dall’interno di quell’appartamento che, però, dalla mattina del 4 ottobre del 2023 risulta chiuso e disabitato. Sigillato dalla squadra mobile di Rimini, perché appartenuto a Pierina Paganelli, l’anziana massacrata con ventinove coltellate il 3 ottobre del 2023 nei garage del condominio dove abitava. Ed è proprio con il delitto matriosca dell’anziana brutalmente assassinata sullo sfondo che ieri mattina un altro tassello di mistero si è aggiunto al giallo d’Italia, quando uno o più malviventi, appunto, si sono intrufolati nella casa di Pierina, scalando una grondaia e forzando una delle finestre. Una volta dentro, hanno messo a soqquadro armadi e cassetti, smurato la cassaforte nella camera da letto e poi sono fuggiti aprendo dall’interno il portone dell’appartamento, rompendo così i sigilli apposti dalla polizia giudiziaria e scendendo le scale del condominio, che si affaccia su via del Ciclamino.
La cassaforte appartenuta a Pierina Paganelli è stata poi rinvenuta ieri mattina in un campo a circa 200 metri di distanza dal palazzo degli orrori. All’interno non c’erano oggetti di valore, solo alcuni documenti della Paganelli, recuperati dagli agenti della polizia. Sul posto, ieri mattina, è intervenuta quindi la squadra mobile, guidata dal commissario capo Marco Masia, insieme alla Scientifica. I rilievi dattiloscopici sono proseguiti per tutta la giornata. Al setaccio anche le telecamere di sorveglianza di via del Ciclamino e delle vie limitrofe.
L’allarme è scattato quando Giuliano Saponi, il figlio di Pierina che abita sullo stesso pianerottolo in cui viveva la mamma, passando davanti all’appartamento si è reso conto che i sigilli erano stati strappati. Saponi ha chiamato i propri avvocati Monica e Marco Lunedei, mentre la moglie di Giuliano, Manuela Bianchi, ha avvisato il proprio consulente, il criminalista Davide Barzan, che ha poi segnalato l’accaduto al sostituto procuratore Daniele Paci. In un primo momento si è temuto che qualcuno potesse essere entrato in casa di Pierina per girare un macabro filmato o in cerca di cimeli della vittima. Agli investigatori è però bastato poco per capire che si trattava del più classico dei furti in abitazione, probabilmente non connesso in alcun modo con l’omicidio di Pierina, per cui Louis Dassilva è in carcere dal 16 luglio scorso in qualità di unico indagato per il delitto.
Mentre quindi si apre un’indagine nell’indagine, per rintracciare la banda di topi d’appartamento che l’altra notte ha violato l’abitazione di Pierina, l’inchiesta madre sull’omicidio procede lungo il suo binario. Un binario fatto di accertamenti irripetibili e di ’sfilate’ al di sotto della cam3 della farmacia San Martino: quella che avrebbe immortalato, secondo la procura, l’assassino di Pierina di ritorno in via del Ciclamino dopo essersi sbarazzato dell’arma del delitto. E se da un lato gli esami sul Dna repertato sui vestiti di Pierina si avviano verso un nulla di fatto (anche se è necessario attendere prima il deposito della relazione del super perito, che dovrebbe avvenire in questi giorni), l’incidente probatorio sul filmato della farmacia è ancora alle fasi iniziali. Dopo infatti i numerosi sopralluoghi dei periti delle parti per saggiare la riproducibilità delle condizioni della ’scena’, la camminata vera e propria di Dassilva e del vicino Emanuele Neri era fissata per l’8 o il 9 gennaio, salvo subire uno slittamento a data da destinarsi: probabilmente al mese di febbraio.