Rimini, 18 settembre 2024 – Se sia il silenzio di un innocente oppure no è ancora presto per dirlo. Quel che è certo è che ieri mattina, come largamente pronosticato, Louis Dassilva non ha voluto dire niente. L’unico indagato per l’omicidio di Pierina Paganelli si è trincerato dietro alla facoltà di non rispondere per la seconda volta, dopo l’interrogatorio di garanzia del gip Vinicio Cantarini avvenuto a pochi giorni dall’arresto del 34enne senegalese in esecuzione della misura cautelare del 16 luglio scorso. Da quando Dassilva è formalmente indagato per omicidio si tratta del terzo confronto tra l’uomo e gli inquirenti e solo al primo faccia a faccia nelle vesti dell’indagato Dassilva aveva reso agli investigatori la propria versione, nel corso di un interrogatorio fiume finito poi dritto dritto nella memoria depositata dal pm Daniele Paci al tribunale del Riesame il 9 settembre.
Da
quando insomma Dassilva, rappresentato dagli avvocati Riario Fabbri ed Andrea Guidi, è a completa conoscenza di tutti gli elementi che la Procura ha in mano a suo carico ha smesso di rispondere alle domande, tanto che la trasferta in carcere del pm e degli agenti della squadra mobile è durata appena una decina di minuti (dalle 10.30 alle 10.40). Un elemento, il silenzio di Dassilva, che comunque potrebbe avere un peso nell’impianto accusatorio della Procura nel voler esaminare il comportamento dell’indagato. Comportamento già ampiamente scandagliato nelle oltre 200 pagine di memoria con cui il pubblico ministero ha anche dato nei giorni scorsi il definitivo scossone al pensiero dei giudici del Riesame nel confermare per Dassilva la custodia in carcere.Nel merito, tra le altre cose sostenute dal pm, a pesare sarebbero le presunte menzogne e incongruenze che ci sarebbero nella versione dei fatti riferita a chi indaga da Louis, prima il giorno del ritrovamento del cadavere di Pierina e poi il 25 giugno, in qualità di indagato. Diversi i punti oscuri e scricchiolanti se, come sostiene chi indaga, vengono sovrapposti a rilevanze ritenute "oggettive". Il focus è tutto su quanto riferito da Dassilva e dalla moglie Valeria Bartolucci circa la loro attività tra le 20 e le 22.06 del 3 ottobre, fino a pochi minuti prima che Pierina fosse uccisa.
A non tornare non sarebbe solo il fatto che Dassilva abbia riferito di non essere mai uscito in balcone: smentito da una serie di audio inviati dall’indagato tra le 21.27 e le 21.40 che, stando alla procura, non solo confuterebbero l’impossibilità del 34enne a camminare come ha sempre sostenuto, ma lo collocherebbero pure proprio fuori di casa fino a poco prima del rientro di Pierina in via del Ciclamino. Ancora, anche l’utilizzo della piattaforma di streaming Netflix smentirebbe le versioni di quella sera riferite da Valeria e Louis. Prima di tutto il 3 ottobre la coppia non avrebbe visto un film ma una puntata di una serie Tv e non subito dopo cena, bensì dalle 21.26, ora in cui avviene il primo collegamento. Di particolare rilievo per chi indaga sarebbe poi la durata dell’episodio riprodotto: 47 minuti, salvo poi essere stoppato al 36esimo alle 22.06, ora in cui i dispositivi di Dassilva – dal televisore al cellulare – non registrerebbero più attività. Un orario non indifferente per la Procura, perché di due minuti antecedente al ritorno in macchina di Pierina. Da qui, poi, un buco di interazioni tecnologiche fino alle 22.38, quando l’applicazione ’Salute’ del cellulare di Dassilva avrebbe registrato una dozzina di passi e un nuovo collegamento Netflix per vedere alcuni trailer.