La prova del nove. Quella destinata a ‘tagliare la testa al toro’ e testare la solidità di quella che è considerata la colonna portante dell’impianto accusatorio a carico di Louis Dassilva, in carcere dal 16 luglio scorso per l’omicidio di Pierina Paganelli. Il pubblico ministero Daniele Paci, titolare dell’inchiesta, ha depositato la richiesta di incidente probatorio, indirizzata al gip Vinicio Canatarini, sul video della cam 3 della farmacia San Martino, che alle 22.17 del 3 ottobre 2023 (la sera del delitto) immortala una figura di spalle che transita in via del Ciclamino. Per gli investigatori, quella figura è proprio quella dell’assassino. Le sorti dell’inchiesta che ruota attorno all’omicidio di Pierina dipenderanno dunque da "un’analisi comparativa".
Un esperimento che verrà effettuato utilizzando la stessa telecamera, posizionata nello stesso punto in cui si trovava quella sera di oltre un anno fa, con le medesime condizioni di luce. A Louis Dassilva (ma nel caso in cui non presti il suo consenso, al suo posto ci sarà un figurante di aspetto simile) sarà chiesto di transitare lungo il percorso indicato. Stessa procedura anche per un altro residente di via del Ciclamino, che in numerose interviste televisive ha affermato di essersi riconosciuto, "al mille per mille", nella sagoma catturata dall’occhio elettronico della cam 3. Il test servirà in particolar modo a comparare il movimento dei due soggetti, il colore della pelle, l’altezza e la corporatura, la lunghezza del braccio destro e infine l’andatura. Secondo gli inquirenti, quel frame inchioderebbe l’unico indagato, il 34enne Dassilva: la figura ripresa dalla telecamere combacia perfettamente – per altezza, corporatura, andatura zoppicante e torsione della spalla destra – con il senegalese, vicino di casa della stessa Pierina e amante della nuora, Manuela Bianchi.
A supporto di questa tesi – sposata dal tribunale del Riesame di Bologna – c’è anche la relazione tecnica prodotta dagli ausiliari della squadra mobile di Rimini, guidata dal commissario capo Marco Masia. La difesa di Dassilva - gli avvocati Riario Fabbri e Andrea Guidi - nelle scorse settimane hanno tuttavia spinto sul fatto sul fatto che l’individuo ripreso dalla telecamera il 3 ottobre non sia affatto Louis Dassilva, ma un’altra persona, forse proprio quel condomino. L’uomo, nel corso di varie interviste televisive rilasciate prima e dopo la Sit (sommarie informazioni testimoniali) in Questura, ha ribadito di essersi riconosciuto nella figura inquadrata dalla telecamera alle 22.17. Versione che tuttavia sarebbe stata ritrattata quando lo stesso condomino è stato chiamato dalla squadra mobile a fornire sommarie informazioni testimoniali: in quel caso, infatti, avrebbe affermato di non essersi riconosciuto. Gli inquirenti restano convinti del fatto che la sagoma appartenga a Dassilva: il braccio sinistro del soggetto ripreso – sostiene la Procura – appartiene ad un uomo di colore (mentre il condomino è di pelle bianca). Inoltre, sempre lo stesso soggetto si sposterebbe con un’andatura quasi del 40% più veloce rispetto a quella del residente. Gli ausiliari della polizia di Stato hanno poi ritenuto che il riflesso sugli occhiali dell’individuo che passa davanti alla cam 3 non costituisca una prova sufficiente per stabilire una sua corrispondenza con l’altro condomino.
Lorenzo Muccioli
Francesco Zuppiroli