Rimini, 24 agosto 2024 – Ci sono risposte, ma ci sono anche punti oscuri, che tali si avviano a rimanere. È questo il destino che la richiesta di archiviazione dell’inchiesta sull’incidente di cui è stato vittima Giuliano Saponi tratteggia per il primo dei due misteri che da più di un anno aleggiano intorno alla figura di Pierina Paganelli e del suo omicidio.
In questo caso specifico, l’orologio va riavvolto al 7 maggio 2023, cinque mesi prima delle 29 coltellate inflitte alla 78enne il 3 ottobre di quell’anno, nel seminterrato di casa sua in via del Ciclamino 31. Pierina è ancora viva quando quella mattina di maggio, alle 5.30 circa, sulla via Coriano all’altezza del civico 151 il figlio Giuliano Saponi viene investito e quasi ucciso da un veicolo di grosse dimensioni che con lo specchietto sinistro lo avrebbe urtato in pieno volto facendolo ribaltare sull’asfalto e riducendolo in fin di vita.
Questo è il primo punto fermo che l’inchiesta della Procura, nella persona del pubblico ministero Luca Bertuzzi, ha messo sul mistero di Giuliano Saponi: investito e non aggredito nella mattina di primavera che ha inconsapevolmente dato inizio ad un domino di conseguenze e dinamiche familiari e di vicinato che – stando a chi indaga sul delitto – hanno poi innescato il contesto entro cui la madre di Giuliano, Pierina Paganelli, è stata uccisa. E mentre per l’accusa di omicidio della 78enne il vicino Louis Dassilva si trova ancora in carcere per effetto della custodia cautelare disposta dal gip, in attesa dell’udienza del Riesame in agenda per il 9 settembre, per quanto riguarda la disgrazia che ha ridotto in fin di vita Giuliano, rimasto anche in coma per alcuni mesi, la Procura ha appena richiesto di poter mettere la parola “fine”.
Un anno e più di sforzi investigativi della Polstrada non sono riusciti a portare alla certa individuazione di chi, quella mattina del 7 maggio, si trovava alla guida del veicolo che, transitando in senso opposto, ha colpito e ferito gravemente Giuliano Saponi (che non ricorda nulla dell’incidente), prima di fuggire via senza prestare lui soccorso. Ed è stata proprio l’impossibilità di individuare il veicolo che ha investito Saponi a determinare la chiusura dell’indagine, dal momento che dal punto in cui Giuliano è stato ucciso “plurime sono le vie di fuga che non sono riprese da telecamere di sorveglianza”. Secondo la Procura, è proprio da una di quelle stradicciole di campagna che convergono sul tratto a monte di via Coriano che l’investitore, dopo aver travolto Saponi, se la sarebbe svignata.
Ma dietro al punto oscuro su cui non è più possibile far luce c’è tutta una babele di accertamenti compiuti sui veicoli transitati per via Coriano quella mattina, in orari compatibili col sinistro. C’è la visione di tre sistemi di videosorveglianza lungo il percorso, nonostante le immagini non sempre fossero immediatamente fruibili ai fini investigativi. E c’è un setaccio minuzioso dei tabulati telefonici, alla caccia di un aggancio determinante a risalire al volto di chi il 7 maggio intorno alle 5.30 colpì con il proprio specchietto Giuliano mentre transitava in via Coriano diretto al suo posto di lavoro, lasciandolo poi lì: agonizzante sull’asfalto.
Un lavoro che i legali di Saponi, gli avvocati Marco e Monica Lunedei, non metteranno in dubbio opponendosi all’archiviazione: “Non riteniamo infatti di dover procedere in questo senso vedendo la mastodontica inchiesta portata avanti dalla Procura. Prendiamo atto che non è stato possibile risalire al responsabile pur chiarendo che Giuliano è stato investito da un veicolo ed è esclusa l’aggressione”.