di Francesco Zuppiroli
RIMINI
È stato come un déjà vu investigativo quello messo in piedi ieri notte nel corso delle sei lunghe ore trascorse dalla squadra mobile di Rimini e dalla polizia Scientifica di Roma in via del Ciclamino 31. Un lavoro di cesello, per perfezionare e rafforzare la prova regina dell’impianto accusatorio della Procura nei confronti di Louis Dassilva, il 34enne senegalese e dirimpettaio di Pierina Paganelli accusato di essere il killer della 78enne uccisa con 29 coltellate nel seminterrato di casa sua a Rimini il 3 ottobre 2023.
Non a caso a partire dalle 22 circa gli agenti di mobile e Scientifica hanno lavorato dentro e fuori i sotterranei teatro della mattanza di Pierina, ricorrendo ancora una volta a un figurante di colore proprio per simulare quella figura dalla pelle scura immortalata dalla telecamera della farmacia San Martino alle 22.17 del 3 ottobre mentre rientrava al civico 31 di via del Ciclamino in un orario compatibile con l’esecuzione dell’omicidio alle 22.13. Un vero e proprio ’film del delitto’ quello riprodotto ieri dagli investigatori, che hanno anche misurato il percorso del figurante oltre a concentrarsi su quel movimento rotatorio della spalla destra ritenuto caratterizzante a tal punto da far convergere il filo rosso dei sospetti sul volto di Dassilva. Allo stesso modo, fino alle 4 di notte, la polizia ha poi compiuto minuziosi accertamenti e rilievi anche nei sotterranei dove Pierina è stata assalita, misurando in questo caso di nuovo l’ipotetico percorso di fuga e collezionando tutta una serie di nuovi dettagli per cementificare il mosaico accusatorio.
Una vera e propria partita a scacchi fatta di mosse e contromosse nella maratona giudiziaria che si appresta a partire con l’udienza del Tribunale del Riesame fissata per il 9 settembre prossimo, quando i giudici saranno chiamati a valutare l’ordinanza di misura cautelare in carcere emessa dal gip di Rimini e per effetto della quale Dassilva si trova dietro le sbarre dallo scorso 16 di luglio, come principale sospettato per il delitto di Pierina.
Ancora invece nessuna risposta di rilevanza investigativa arriva dalle sale di laboratorio dell’Università Tor Vergata, dove nei giorni scorsi il superperito Emiliano Giardina ha isolato del Dna su sette reperti, ma ancora non sono arrivati i risultati del confronto tra le firme biologiche rinvenute con il Dna dell’unico indagato. Il rischio è che per la scarsa quantità di Dna isolato il confronto potrebbe portare anche ad un nulla di fatto, mentre l’attesa degli investigatori si estende ai risultati dell’analisi dei tamponi intimi eseguiti sul cadavere di Pierina, per i quali comunque le prime risultanze sono attese solo a fine mese.