Rimini, 3 dicembre 2024 – L'omicidio di Pierina Paganelli potrebbe non essere stato compiuto da una sola persona. A ipotizzarlo sono gli avvocati Marco e Monica Lunedei, che rappresentano i tre figli della 78enne uccisa a coltellate nel seminterrato di casa la sera del 3 ottobre 2023, 14 mesi fa. I legali dei tre figli di Pierina, infatti, uscendo dal palazzo di giustizia di Rimini dopo l'udienza di rinvio dei test genetici sugli indumenti della vittima, hanno sollevato il velo sull'ipotesi per cui "considerando lo spazio buio e angusto in cui si è consumato il delitto, pare improbabile che la ricomposizione della scena sia stata operata in pochissimo tempo dalla medesima persona che avrebbe colpito e ucciso a coltellate Pierina".
I dubbi sul delitto: i tempi e la borsa
Questo quanto sostengono gli avvocati Marco e Monica Lunedei, ponendo l'accento del sospetto su alcuni coni d'ombra della ricostruzione delle fasi dell'assassinio. Anzitutto "i tempi del delitto, che si prestano all'ipotesi che il tutto si sia svolto in due fasi: la prima con l'aggressione e la seconda con la ricomposizione della scena". Proprio quella ricostruzione della salma di Pierina insospettisce di più i familiari stretti della donna. "Dalle indagini è emerso che aveva con sé – ricostruiscono gli avvocati Lunedei – chiusi in borsa diversi effetti personali. Tra cui un tablet, il portafoglio, uno smartphone, fazzoletti, un'agenda e qualche caramella". Tutto materiale che nel corso dell'aggressione omicida sarebbe però caduto a terra. "Ma allora perché è stato ritrovato l'interno contenuto di nuovo riposto nella borsa?", riflette interlocutoria l'avvocato Monica Lunedei. Gli oggetti infatti sarebbero stati macchiati di sangue di Pierina – indizio del fatto che fossero fuoriusciti dalla borsa durante l'aggressione ed entrati in contatto con le ferite inferte alla donna –. "Riteniamo pertanto improbabile che una sola persona al buio sia riuscita a rimettere tutto all'interno fino all'ultima caramella".
I capelli di Pierina
E poi i capelli. Pettinati all'indietro, al contrario della voluminosa frangia che Pierina era solita portare. "Anche questo elemento dice di una interazione col cadavere da parte dell'assassino o, più probabilmente, di una seconda persona che abbia partecipato al delitto. Ad ogni modo – aggiunge l'avvocato Monica Lunedei –, i figli di Pierina nell'osservare le foto del ritrovamento del corpo della madre, hanno sostenuto che fosse impossibile comunque non riconoscere la signora da parte di chi la conoscesse bene". La presenza o meno di un complice nell'esecuzione dell'omicidio, per cui al momento comunque l'unico indagato – nonché responsabile secondo la procura – è e resta Louis Dassilva, potrà essere una pista meglio percorribile se "gli ulteriori accertamenti sul Dna escluderanno la paternità dei soccorritori o agenti di polizia intervenuti – conclude la legale della famiglia di Pierina –. Allora la speranza è che a lasciare traccia di sé possa essere stata una terza persona, un possibile complice di chi secondo le accuse avrebbe ucciso la donna".