REDAZIONE RIMINI

Una piazza per Zavoli, il sindaco: “Così la città rende omaggio a un grande riminese”

Al padre del giornalismo d’inchiesta è stata intitolata l’area tra viale Tiberio e la piazza sull’acqua, nel cuore del borgo San Giuliano

La targa nella piazza intitolata a Sergio Zavoli a Rimini

La targa nella piazza intitolata a Sergio Zavoli a Rimini

L’omaggio di Rimini al suo figlio illustre, Sergio Zavoli. Che ora ha una piazza tutta sua: oggi nel cuore del borgo San Giuliano è stata intitolata al padre del giornalismo d’inchiesta l’area tra il ponte di Tiberio e la piazza sull’acqua. Uno degli angoli più suggestivi della città, “un luogo che Sergio amava” il ricordo della moglie Alessandra. “Lo amava a tal punto che un giorno mi confessò il desiderio di vederselo intitolato”. Così è stato.

Presente alla cerimonia anche la figlia di Sergio Zavoli, Valentina, insieme al sindaco Jamil Sadegholvaad, a diversi assessori, all’ex primo cittadino Andrea Gnassi, agli amici di una vita e a tanti riminesi stretti intorno al ricordo di un gigante del giornalismo e grande amico di Fellini (riposano accanto nel cimitero di Rimini) e Tonino Guerra. “Un pezzo di storia di Rimini” l’istantanea di Sadegholvaad.

“Sergio – le parole del sindaco – ha dato a Rimini la capacità di raccontarsi andando oltre l’immagine stereotipata che la città aveva. Grazie a Zavoli, alla sua umanità poetica, Rimini stessa ha imparato a conoscersi meglio. Una storia di amore e di amicizia. Questa è la dedica della nostra città a un grande riminese”. Un ringraziamento alla moglie Alessandra e alla figlia Valentina, ma anche a tutti coloro “che conservano il ricordo di Sergio e ne rinnovano l’eredità intellettuale e morale”.

Sergio Zavoli
Sergio Zavoli

Nel cuore del borgo, nello spazio adiacente al bimillenario ponte romano, è stata svelata la targa in sua memoria. “In questo luogo – ha spiegato l’assessore comunale Francesco Bragagni – è racchiusa l’essenza della città. È un posto speciale che dedichiamo a un grande riminese”. I lavori di Zavoli, dai reportage storici alle interviste che ancora oggi risuonano nelle aule delle scuole di giornalismo, hanno tracciato un solco indelebile nella narrazione giornalistica e nella memoria collettiva. Zavoli iniziò la sua carriera nel secondo dopoguerra alla radio, prima di approdare alla televisione pubblica, dove segnò una rivoluzione con programmi come Il Processo alla tappa, dedicato al Giro d’Italia, e le sue celebri inchieste televisive. Tra queste, spiccano Nascita di una dittatura (1972), che raccontò l’ascesa del fascismo in Italia, e La notte della Repubblica (1989), una serie di interviste inedite che fecero luce sul terrorismo degli anni di piombo.

Aveva un rapporto speciale con Rimini, città che considerava la sua vera casa, tant’è che scriveva che sarebbe voluto tornare a Rimini per “stare”, per vivere gli ultimi istanti circondato da ciò che amava. “Perché – diceva – bisogna morire a casa, sentendo i rumori della tua strada, sapendo che da quella finestra entra odore di mare, contando le ore sui suoni e le luci che sono trascorse intorno a te dall’infanzia, quasi udendo le voci che stagnano nel bar, essendo vivo fino alla fine, insomma sino a quando non senti che queste cose ti lasciano amichevolmente morire”.

L’intitolazione è “un atto di riconoscenza” della città nei confronti di Zavoli. Figlio illustre di Rimini.