Rimini, 14 febbraio 2016 - Tre agenti del Nucleo ambientale della Polizia municipale indagati per peculato. Il sospetto è che si siano impossessati di 1.400 euro e alcuni oggetti, nel corso di una perquisizione fatta nell’appartamento di uno spacciatore e che appartenevano alla compagna di lui.
Un’inchiesta che qualche giorno fa ha portato i militari della Guardia di finanza a perquisire gli uffici dei tre vigili nella sede del Comando, in via della Gazzella, e anche i loro appartamenti. Senza trovare nulla. I tre agenti, difesi dall’avvocato Marco Ditroia, respingono categoricamente tutte le accuse.
Tutto partirebbe il 10 gennaio scorso, quando gli investigatori del Nucleo ambientale vanno dritti a casa di un albanese, di 32 anni, che sospettano sia uno spacciatore. E fanno tombola, perchè nascosti nell’aspirapolvere gli agenti trovano venti grammi di droga, tra cocaina e marijuana. Non solo, ma da dentro una valigetta saltano fuori anche 6.600 euro in contanti: il guadagno della droga venduta. Nell’appartamento però ci sono altri 1.400 euro, ma quelli, sostiene la fidanzata italiana, non sono di lui ma suoi. Può provarlo, dice, ha un regolare lavoro e tutte le buste paga.
A quel punto, secondo una prima ricostruzione fatta dagli inquirenti, viene fatto un verbale in cui si attesta il sequestro dei 6.600 euro, ma anche la restituzione dei 1.400 appartenenti invece alla ragazza. La coppia viene portata in caserma, lui in stato di arresto e lei per essere sentita. Ma quando torna a casa, sostiene la giovane, non trova più i suoi soldi. Non se ne preoccupa più di tanto, la Polizia municipale ha messo nero su bianco la restituzione di quei 1.400 euro, e quindi aspetta che gli vengano restituiti.
Qualche giorno dopo si svolge il processo a carico del compagno, e in quell’occasione lei fa presente all’avvocato del giovane che i suoi soldi non si sono ancora visti, così come altri oggetti che le appartenevano, tra cui anche un paio di occhiali. Nessuna pensa lontanamente che qualcuno se li sia presi, ma solo a un ritardo dovuto alla routine di carte e documenti. Così il legale decide di presentare un’istanza per la restituzione di tutto.
Ed è da quella istanza che nasce l’inchiesta che per ora non vede però alcuna denuncia da parte della presunta parte lesa. L’albanese e la fidanzata vengono quindi sentiti dalla Finanza come persone informate sui fatti, e pochi giorni dopo scatta la perquisizione negli uffici delle tre persone che, secondo la ricostruzione degli investigatori, avevano la possibilità di impossessarsi di quel denaro e degli oggetti mancanti. L’ipotesi di reato nei confronti degli agenti è di peculato, ma questi respingono a oltranza ogni coinvolgimento, sicuri che presto verrà tutto chiarito e si accerterà che si tratta solo di un disguido burocratico.