REDAZIONE RIMINI

Pasta e pane alle stelle: a Rimini si riapre il vecchio mulino

Agricoltore di Monte Colombo produrrà in proprio la farina. "Così ci difendiamo dai rincari dovuti alla guerra in Ucraina"

Filippo Allevi, 26 anni, davanti al suo mulino

Rimini, 11 marzo 2022 - La battaglia per il grano passa anche dai piccoli agricoltori della Valconca. Da un lato le scorte di cereali che, a causa della guerra in Ucraina, si vanno rapidamente erodendo. Dall’altro il prezzo di pasta e pane che, sugli scaffali dei supermercati, continua a galoppare e fa drizzare i capelli in testa ai consumatori.

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Risultato: anche nel Riminese c’è chi ha deciso di tornare alle origini o, per meglio dire, alle tradizioni, quelle del mondo contadino. È il caso dell’azienda agricola e agriturismo "Il Capannino" di Croce di Monte Colombo. Da alcuni giorni la famiglia Allevi ha deciso di rimettere in funzione il proprio mulino. Dimenticatevi quello classico con le enormi pale mosse dal vento, che fa tanto campana olandese. Il mulino del "Capannino" è piccolo, funzionale e moderno. Funziona ad elettricità, ma la macinatura è a pietra. "Possiamo macinare due chili di prodotto in dieci minuti – spiega Filippo Allevi, 26 anni –. Siamo specializzati in farina integrale di grano tenero, che coltiviamo in un terreno di nostra proprietà. Una parte del raccolto è riservato all’uso interno, mentre quella rimanente viene ceduta ai consorzi agrari. Produciamo abbastanza farina da poterla rivendere anche al pubblico".

La decisione di rimettere in moto il vecchio mulino non è solo un vezzo folcloristico, ma "è la nostra personale risposta alla crisi delle materie prime legata al conflitto tra Russia e Ucraina – continua Allevi –. La guerra ha infatti rallentato notevolmente l’importazione di cereali dai Paesi dell’Est Europa, facendo schizzare verso l’alto i prezzi, come chiunque di noi si sarà reso conto entrando in questi giorni al supermercati e dando un’occhiata allo scaffale della pasta. Ma non è soltanto un problema di reperibilità di materie prime, bensì anche di costi di lavorazione. Fertilizzanti e diserbanti, che prima arrivavano in grandi quantità dalla Russia, hanno raggiunto cifre astronomiche, e lo stesso vale per il gasolio agricolo, tanto che di questo passo diventerà più conveniente tenere i trattori fermi nella rimessa".

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"Noi – aggiunge Allevi – abbiamo in parte deciso di sopperire alla crisi del grano avviando una piccola produzione autonoma, sfruttando le potenzialità del mulino di nostra proprietà. È un modo per abbattere i costi, ma al di là del risparmio i consumatori finali avranno l’occasione di riscoprire una farina a chilometro zero, più genuina e con meno conservanti rispetto a quella della grande distribuzione. Per il momento siamo in grado di produrre dai 20 ai 30 chili al giorno, a seconda delle richieste". Non per forza, secondo Allevi, il ritorno al mulino rappresenta un passo indietro. Anzi. "Visto quanto costa il carburante – conclude – in tanti, specialmente nelle grandi città, hanno deciso di rispolverare la bicicletta per gli spostamenti. Lo stesso accade, in un certo senso, anche in agricoltura, almeno quello più legata al proprio territorio".

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