NIVES CONCOLINO
Cronaca

Paolo Crepet insegna a Mordere il cielo: "Non dobbiamo tarpare le ali alla creatività"

Dopo il successo di Prendetevi la luna, Paolo Crepet torna in scena con la conferenza-spettacolo Mordere il cielo, che riprende...

Dopo il successo di Prendetevi la luna, Paolo Crepet torna in scena con la conferenza-spettacolo Mordere il cielo, che riprende...

Dopo il successo di Prendetevi la luna, Paolo Crepet torna in scena con la conferenza-spettacolo Mordere il cielo, che riprende...

Dopo il successo di Prendetevi la luna, Paolo Crepet torna in scena con la conferenza-spettacolo Mordere il cielo, che riprende i temi del suo omonimo libro. Il celebre psichiatra e sociologo, nonché saggista e opinionista, questa sera alle 21 nell’ambito de La Bella stagione, è atteso al Palacongressi di Riccione, dove registra il sold out replicato in altri teatri.

Cosa significa Mordere il cielo? "È un appello a non piegare la testa, ma a guardare le stelle. È in atto un pericolosissimo appiattimento delle idee, delle curiosità, delle scoperte. Siamo sempre meno liberi, non perché ci sono le guerre, ma per l’intelligenza artificiale che ci renderà come degli automi. Qualcuno penserà che si chiami democrazia, ma sarà il fallimento dell’umanità. È come se delegassimo la nostra vita a un qualcosa di artificioso".

Cosa esprime la farfalla che in copertina si posa su un tasto del pianoforte? "L’idea è che ognuno con i suoi limiti, con tutto quello che vuole, ha la sua opportunità nei confronti della creatività".

Il mondo è dilaniato da guerre, povertà, angosce. Cosa teme di più? "Più di tutto mi fa più paura la perdita della libertà. Non quella di un Paese che viene invaso e che è in guerra, quella era la non libertà che hanno conosciuto i nostri nonni. Il pericolo ora è di perdere la libertà risucchiati da un enorme computer che ci dice cosa fare. Per esempio vedo anche Trump come un grande influencer. Non si accetta più il pensiero individuale". In questo prospettiva cosa succederà alla storia? "Milioni di persone si divertiranno a riscriverla. È come vivere in un mondo fac-simile".

I social quanto hanno contribuito "I social, come la radio, sono uno strumento. Il punto è come li si usa. Ai miei tempi i grandi attori si prestavano a leggere i classici, facendo della radio un uso straordinario, perché portava cultura nelle case. Così i social possono essere anche utili per promuovere un progetto, ma nella stragrande maggioranza dei casi questi mezzi diventano una cloaca, dove c’è tutto e senza controllo".

Questo ci porta a un’umanità sempre più smarrita? "Un’umanità sempre più in pericolo e questo rende necessario il pensiero. Servirebbe una scuola dove i ragazzi possono fare altro che solo usare i telefonini. C’è una fragilità che fa paura".

Nives Concolino