
Paolo Cevoli
Rimini, 31 dicembre 2020 - Non scomodate teorie e studi sull’anno che verrà. A Paolo Cevoli non interessano. Per lui contano i fatti, non le... "Perché noi c’abbiamo l’ignorantezza", dice. Verissimo, ma se passi un’intera primavera in casa e quando arriva l’autunno ti dicono di tornarci, ecco che l’ignorantezza atavica di chi vive questa terra deve trovare nuove forme espressive. La sua presenza come testimonial della campagna dell’Apt regionale non è casuale. "Noi romagnoli siamo capaci di trasformare le difficoltà in opportunità. Basta lamenti, adesso diamoci da fare". Nato e cresciuto alla pensione Cinzia di Riccione, ha trasformato la vita di albergatori e stagionali in una storia avvincente, e tutta da ridere. Poi da buon romagnolo ha puntato in alto, cimentandosi niente meno che con la Bibbia. Ora che si avvicina il nuovo anno serve davvero una intercessione celeste, e vista l’esperienza con il testo sacro chi meglio di Cevoli per trovare risposte.
Cevoli che anno sarà? "Sarà una sburonata, assicurato". Che ottimismo, non è un po’ esagerato. "No, mio babbo diceva che ci sono tre tipi di persone, quelle che vedono il bicchiere mezzo pieno, quelli che lo vedono mezzo vuoto e chi non lo vede proprio. Ecco queste ultime è bene stiano distanti, perché ti buttano giù. Lasciale perdere perché ti sgonfiano". Allora ce la faremo. "Un passo alla volta. Non posso assicurarlo, quello che possiamo fare però è mettercela tutta, e le nostre origini ci danno una mano". Da romagnolo quanto è stato difficile digerire il distanziamento? "Noi siamo fisici. Siamo quelli che per parlarti ti prendono il braccio. Stare a distanza è difficile, ma lamentarsi non serve a nulla. Anzi siamo proprio noi romagnoli che riusciamo a trasformare le difficoltà in opportunità". Per chi è nato con il mito dei vitelloni ritrovarsi con mascherina e un metro di distanza non è semplice . "Non siamo fatti per stare in gabbia come i criceti. Siamo animali da branco, vogliamo stare assieme come i baghini, ma arriveranno anche quei momenti". Torniamo a marzo quando di colpo siamo rimasti chiusi in casa: una bella botta. Come l’ha vissuta? "Sono scattato come una molla. Il mio lavoro si è fermato di colpo. Teatri chiusi, tutto chiuso. La mia tournèe si è bloccata il 22 febbraio e sono rimasto chiuso in casa con mia moglie. Non potevo stare fermo, così ho preso un mio spettacolo sulla Bibbia e ne ho fatto una serie sul web. Questo è stato l’inizio, poi è arrivato Romagnoli Dop". Il suo pubblico rimaneva al di là di uno schermo, non in platea. "Sono nato alla pensione Cinzia in mezzo alle persone, figuriamoci quanto è importante per me stare tra la gente. Ma penso anche che non si può stare fermi a pensare a quanto non hai. Io, ad esempio, non ero capace di fare quelle cose in rete, ma ho imparato. Ero chiuso in casa con mia moglie e anche lei si è reinventata, in quel periodo ha lanciato una nuova linea di abbigliamento". Della riviera cosa le è mancato di più? "La marina. Ce l’abbiamo nel sangue, impossibile starci lontano". Si ricorda la foto dei vigili che sanzionano l’unica persona distesa in spiaggia? "Preferisco gli ombrelloni. Questo era lo spirito di Romagnoli Dop alla griglia di partenza. In queste circostanze noi diamo il meglio. Durante le riprese abbiamo intervistato duecento persone e abbiamo chiuso con un omaggio al cliente perfetto". Chi è? "Michelle Hunziker, veniva al mare qua da piccola e ci viene ancora. Se non è perfetta lei... capito no!". Poi è diventato testimonial della campagna promozionale dell’Apt con slogan del tipo ‘La Romagna è il sorriso degli italiani’. "L’abbiamo centrata sulla ripartenza, di quello c’era bisogno, ed è stata una bella estate. Ho visto tanti turisti che hanno scoperto o riscoperto la nostra riviera, è un bel segnale". Ma si è ripresentato il virus. Torneremo quelli di prima? "Sicuramente qualcosa cambierà. Oggi è difficile dire che effetti provocherà tutto questo sul futuro e su noi stessi, per questo ho voluto fare un video che metterò in rete questi giorni". Cosa ci racconta. "Parlo di mio babbo. Era giovane, aveva 24-25 anni quando è partito per l’Australia. Un altro mondo. Non sapeva l’inglese, non aveva un lavoro assicurato, non immaginava cosa lo attendeva dall’altra parte. E’ salito su una nave ed è cominciato il viaggio. Oggi mi sento come se fossi su quella barca in mezzo al mare e non sapessi cosa mi aspetta una volta arrivato. Come sarà il 2021?" Ci dà la risposta? "Siamo in mezzo all’oceano, sarebbe sciocco guardarsi indietro, bisogna sempre guardare avanti. Mio babbo aveva voglia di lavorare e di fare. Aveva quella ‘ignorantezza’ che ci contraddistingue. Ecco, ripartiamo da qui. Noi romagnoli siamo abituati a darci da fare, negli anni del boom turistico siamo andati avanti a cambiali". Non ne abbiamo abbastanza di debiti? "Oggi le cambiali siamo noi. La vera scommessa siamo noi stessi".