Rimini, 7 ottobre 2023 – Un appartamento e un box auto sequestrati. E poi nuovi rilievi con il luminol in dotazione alla polizia scientifica che avrebbero evidenziato la presenza di tracce di sangue nel sotterraneo del condominio di via del Ciclamino.
Sono gli ultimi sviluppi riguardanti l’indagine sul brutale omicidio di Pierina Paganelli, la 78enne riminese massacrata con 17 coltellate alla schiena, gola e addome.
Ieri gli inquirenti, coordinati dal sostituto procuratore Daniele Paci, sono tornati sul luogo del delitto, nel maxi condominio della frazione di Ca’ Acquabona, dove Pierina viveva da sola in un appartamento al terzo piano del civico 31, sito proprio di fronte a quello del figlio Giuliano Saponi e della moglie Manuela Bianchi.
L’appartamento e il box auto a cui gli agenti della squadra mobile hanno messo i sigilli appartengono entrambi al consuocero di Pierina, Duilio, il padre di Manuela, che abita nello stesso complesso residenziale, ma in una palazzina diversa.
Tutti gli appartamenti sono però collegati ad un sotterraneo comune, nel quale si trova anche il box auto di Pierina.
Martedì sera la donna era di ritorno da una riunione di preghiera nella sala del Regno dei Testimoni di Geova di Rimini.
Dopo aver lasciato la macchina nel garage, è stata aggredita a morte da qualcuno che probabilmente conosceva bene le sue abitudini e che - ipotizzano ora gli inquirenti - forse le ha teso una trappola.
Al momento non vi sono persone iscritte nel registro degli indagati e non è stata ancora ritrovata l’arma del delitto. Nessun ambito è escluso ai fini investigativi: quello familiare, i residenti di via Del Ciclamino, una cinquantina di famiglie con accesso alla zona garage interrato, e conoscenti in ambito religioso.
Ieri intanto Manuela, la nuora di Pierina, colei che mercoledì attorno alle 8.30 ha ritrovato il cadavere e fatto scattare l’allarme, è stata sentita a lungo dalla squadra mobile, insieme al padre Duilio.
I figli della vittima – Chiara, Giacomo e Giuliano – non hanno rilasciato dichiarazioni, ma attraverso i loro legali – gli avvocati Marco e Monica Lunedei – hanno fatto sapere di non ritenere possibile un coinvolgimento di un qualche familiare nell’omicidio.
I loro sospetti, al momento, non ricadono su nessuno dei parenti di Pierina: "Non abbiamo motivo di pensare che l’omicida possa essere un familiare" hanno mandato a dire attraverso gli avvocati.
Chi li conosce, li descrivere come "molto uniti tra di loro". Una "famiglia coesa, solidale", accomunata dall’appartenenza alla comunità dei Testimoni di Geova di Rimini.