Rimini, 30 ottobre 2023 – I tempi non sono maturi. Non abbastanza per arrivare a una svolta nel giallo di Pierina, la donna uccisa ormai lo scorso 3 ottobre nei sotterranei del suo palazzo in via del Ciclamino, per cui ancora la Procura non ha compiuto iscrizioni nel registro degli indagati. Ci sono i sospetti, gli interrogatori, le analisi. Un vasto ventaglio di attività di indagine che fino a qualche giorno fa però era stato parallelamente al centro di pensieri e azioni dell’investigatore di lungo corso Ezio Denti. Denti, incaricato da Manuela Bianchi, il fratello Loris e la coppia di vicini Louis Dassilva e sua moglie Valeria, è entrato e uscito nel caso Paganelli in qualità di consulente investigativo del pool difensivo che i quattro inquilini del terzo piano avevano scelto di coinvolgere insieme allo studio legale Barzan. Ma la presenza di Denti è sfumata nei giorni scorsi a seguito di "facili dichiarazioni rilasciate giornalmente ai media nonostante il mio dissenso".
Per dirla con le parole del segugio investigativo, sta qui il nocciolo dell’uscita di scena di Denti il quale però, avendo toccato con mano il caso afferma anche che: "L’assassino non può essere una persona esterna al palazzo, poiché solo chi conosceva quel luogo e le abitudini di Pierina può aver agito con quelle modalità".
Ezio Denti, cosa la porta a dire che l’assassino debba nascondersi per forza nel palazzo o comunque si tratti di una persona vicina alla vittima?
"Parliamo di un omicidio compiuto con 29 coltellate. All’interno di uno spazio comune di uno stabile da una decina di appartamenti. Questi elementi mi fanno supporre che chi ha assalito Pierina conoscesse il luogo dove si trovava e aveva anche una spinta di odio nei confronti di questa donna".
E questo suo pensiero lei lo aveva condiviso con i suoi assistiti?
"Io sin da subito ho messo in chiaro che per fare bene il mio lavoro, cioé quello di indagare sia sul misterioso incidente accaduto a Giuliano, che su un possibile nesso con quanto accaduto a Pierina, avrei dovuto fare indagini anche su di loro".
E cosa ha scoperto?
"Nulla che possa inchiodare nessuno. Ma sulla base degli elementi: fatti raccontati, ascolto di vicini, allo stesso modo non posso nemmeno escludere che ci sia un responsabile tra il gruppo di coloro che sono finiti nel cono dei sospettati e che si erano rivolti a me".
Quale ritiene possa essere un punto di svolta per questa indagine?
"Io penso che chiunque abbia ucciso Pierina una traccia l’abbia lasciata. Per come la vedo io, si tratta di un delitto d’impeto ma programmato, in cui una volta accertato il movente sarà più facile trovare l’assassino".
Lei che idea si è fatto?
"Non credo alla pista economica per motivare questo delitto. Io penso piuttosto che si tratti di odio: se per cattive relazioni di vicinato piuttosto che per un incrinarsi di rapporti familiari questo è da vedere. Ma anche il fatto che l’intimo di Pierina sia stato tagliato, lasciandola nuda al momento del ritrovamento inscenando una violenza credo sia proprio un atto di simulazione per camuffare questo odio".
Tra poco però sarà trascorso un mese dal giorno del delitto. Possibile che ancora non ci sia un indagato?
"E’ vero che nel corso di questo delitto ci siamo trovati di fronte a contraddizioni, alibi tutti da verificare. Ma credo che gli inquirenti abbiano il quadro generale di tutto e che aspettino solo di avere tra le mani quell’elemento che inchiodi il responsabile al di là dei soli indizi. E tra poco gli esami della Scientifica ci diranno di più...".