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Riccione, strangolò l'ex, pena dimezzata. "Fu tempesta emotiva"

Le motivazioni della sentenza con cui la Corte d'appello ha ridotto da 30 a 16 gli anni da scontare per Michele Castaldo che uccise Olga Matei il 6 ottobre 2016. La sorella: "Un'ingiustizia" AGGIORNAMENTO / La procura ricorre in Cassazione

Michele Castaldo, 54 anni, operaio di origine campana, ma residente a Cesena

Michele Castaldo, 54 anni, operaio di origine campana, ma residente a Cesena

Rimini, 2 marzo 2019 - La prima a sapere che aveva ammazzato la fidanzata era stata la sua maga: 'Non ci hai preso, l’ho uccisa'. Michele Castaldo, 56 anni, operaio cesenate, era stato condannato in primo grado a 30 anni di carcere, poi a novembre il colpo di scena di Corte d’Appello, dove i giudici sono usciti con una sentenza a 16 anni, dopo avergli concesso le attenuanti generiche.

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Oggi le motivazioni di quello sconto di pena inaspettato. Una 'tempesta emotiva' determinata dalla gelosia può attenuare la responsabilità di chi uccide. Anche sulla base di questo ragionamento la Corte di appello di Bologna ha ridotto di qausi la metà la pena a Michele Castaldo, 57 anni, omicida reo confesso di Olga Matei, la donna con cui aveva una relazione da un mese e che strangolò a mani nude il 5 ottobre 2016 a Riccione (Rimini).

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In primo grado era stato condannato a 30 anni dal Gup di Rimini, per omicidio aggravato dai motivi abietti e futili. Davanti alla Corte di assise di appello di Bologna il pg Paolo Giovagnoli, nell'udienza del 16 novembre, aveva chiesto la conferma della sentenza. Ma i giudici, pur riconoscendo l'aggravante, hanno ridotto la pena a 16 anni, concedendo le attenuanti generiche.

"Non c’è giorno che non pensi a quello che ho fatto – aveva detto Castaldo alla Corte – che non pianga per Olga. Non ci sono parole per quello che ho fatto, e voglio che le mie case vadano a sua figlia. Olga Matei, 46 anni, era una moldava trapiantata a Riccione da una vita. Lavorava in un negozio di ottica e viveva con la figlioletta, anche se con l’ex marito era in ottimi rapporti. Castaldo l’aveva conosciuto appena un mese e mezzo prima, ma ad allontanare Olga dopo qualche settimana era stata la gelosia ossessiva dell’uomo, convinto che frequentasse altre persone. Non era così, ma la sua insistenza l’aveva convinta a dare un taglio alla relazione.

Nella sentenza, da poco depositata, si spiega che la decisione deriva in primo luogo dalla valutazione positiva della confessione. Inoltre, si legge nell'atto, sebbene la gelosia provata dall'imputato fosse un sentimento «certamente immotivato e inidoneo a inficiare la sua capacità di autodeterminazione», tuttavia essa determinò in lui, «a causa delle sue poco felici esperienze di vita» quella che il perito psichiatrico che lo analizzò definì una «soverchiante tempesta emotiva e passionale», che in effetti, «si manifestò subito dopo anche col teatrale tentativo di suicidio».

Una condizione, questa, «idonea a influire sulla misura della responsabilità penale». E così la condanna (ergastolo, ridotto a 30 anni per il rito abbreviato) è passata a 16 anni (24 anni, ridotti di un terzo sempre per il rito) per un brutale omicidio che avvenne dopo una lite tra due persone che si frequentavano da poco. Olga, di fronte a un uomo che le manifestava insicurezza e paura di essere tradito, gli mostrò indifferenza e gli chiese di andarsene. "Ho perso la testa perché lei non voleva più stare con me. Le ho detto che lei doveva essere mia e di nessun altro. L'ho stretta al collo e l'ho strangolata", raccontò Castaldo.

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Una volta tornato a casa bevve del vino con farmaci, provando a uccidersi. "Cambia lavoro, l'ho uccisa e mi sto togliendo la vita, non indovini un c.", scrisse lui in un messaggio a una cartomante, che frequentava da un pò di tempo. Quel 6 ottobre del 2016, Olga era uscita dalla parrucchiera alle 19,30. Qualcuno aveva notato Castaldo fuori dal negozio, e forse anche lei si aspettava l’ennesiva scenata e le suppliche del cesenate per riallacciare i rapporti. Lui era salito in casa sua, e mezz’ora dopo Olga era morta strangolata.

«La sorella di Olga si attendeva giustizia e invece si trova con un'ingiustizia, dopo aver perso la sorella». È il commento dell'avvocato Lara Cecchini, difensore di parte civile per Nina Pascal, sorella di Olga Matei. "Non ce lo aspettavamo - continua il legale - dopo una confessione come la sua era impossibile attendersi un verdetto di questo tipo. La mia assistita si attendeva ancora giustizia e se l'attende tutt'oggi. I termini per il ricorso in Cassazione da parte della Procura ci sono"