Un giallo che ruota attorno ad un palazzo e al suo ascensore. L’altro ieri gli agenti della squadra mobile di Rimini, guidati dal vice questore aggiunto Dario Virgili, sono tornati nuovamente in via Del Ciclamino, là dove il 3 ottobre scorso Pierina Paganelli, 78 anni, è stata massacrata con 29 coltellate. Ancora una volta, l’attenzione degli inquirenti – che stanno cercando di ricostruire i possibili spostamenti compiuti dal killer – si è concentrata sull’ascensore che collega gli appartamenti del civico 31 al seminterrato in cui si trovano i box auto sotterranei e il piccolo vano, compreso tra due porte tagliafuoco, dove l’ex infermiera è stata aggredita e pugnalata a morte con un coltello da cucina. Gli accertamenti sono durati nel complesso circa tre ore, dalle 21 a mezzanotte: fascia oraria durante la quale l’uso dell’ascensore è stato interdetto ai condomini. Insieme ai poliziotti, c’erano anche degli esperti di impianti di elevazione. Sulla base dei rilievi, sarebbe stato possibile delineare indicativamente quanto avvenuto attorno alle 22.15, orario ritenuto molto verosimilmente quello del delitto. Dopo essere rimasto bloccato per una quindicina di minuti in corrispondenza del garage, l’ascensore sarebbe quindi ripartito salendo fino al terzo piano della palazzina. Circostanza che, se dovesse essere confermata senza la minima ombra di dubbio, porterebbe gli inquirenti a restringere il cerchio.
La sera dell’omicidio, al terzo piano del condominio c’erano cinque persone: la nuora di Pierina, Manuela Bianchi, che insieme al fratello Loris e alla figlia sedicenne ha seguito in diretta l’adunanza di preghiera dei Testimoni di Geova (lo stesso incontro a cui aveva preso parte anche la Paganelli); Louis Dassilva, il 33enne senegalese con cui Manuela aveva una relazione extraconiugale, che ha affermato di aver trascorso la serata sul divano a causa dei dolori dovuti ad un incidente in moto risalente al giorno precedente, guardando un film in compagnia della moglie Valeria Bartolucci. Tutti loro sono stati sentiti dal titolare dell’inchiesta, il sostituto procuratore Daniele Paci, e tutti loro hanno fornito un alibi.
Proprio il blocco dell’ascensore, all’ora in cui Pierina arrivava in garage di ritorno dall’incontro di preghiera nella sala del Regno dei Testimoni di Geova, era stato oggetto della testimonianza di un’amica della pensionata, mentre nell’audio della telecamera di sorveglianza collocata nel box auto vicino a quello della Paganelli, immediatamente dopo le urla della vittima si distingue distintamente l’ascensore ripartire. Nel frattempo gli investigatori sono alle prese anche con un altro giallo, legato in questo caso alla maglietta bianca indossata da Dassilva, vicino di casa di Pierina e presunto amante della Bianchi, poche ore prima che venisse commesso il delitto. Indumento che non è mai stato consegnato agli inquirenti.
Lorenzo Muccioli