La Corte d’Assise di Rimini, presieduta dal giudice Fiorella Casadei, ha condannato a 16 anni e 2 mesi, Alioune Badara Mbaye, 36enne senegalese, a processo per l’aggressione costata la vita ad un suo connazionale, avvenuta il 23 luglio del 2023 al parco Murri di Rimini. La vittima, Ndiaye Babacar, di 60 anni, era spirata dopo 18 giorni di agonia all’ospedale Bufalini di Cesena. L’accusa a carico di Mbaye, difeso dall’avvocato Massimiliano Orrù, è stata riqualificata da omicidio volontario ad omicidio preterintenzionale. Lo straniero era stato rinviato a giudizio davanti alla Corte d’Assise lo scorso maggio. Il sostituto procuratore Davide Ercolani, che ha coordinato l’indagine, ha chiesto per l’imputato una condanna a 22 anni, tenuto conto delle aggravanti dei futili motivi, della minorata difesa e della recidiva, ritenendo tuttavia che il 36enne non avesse intenzione di uccidere ma che con le sue azioni avessero involontariamente provocato la morte della vittima. "Partivamo da un giudizio ordinario e da un’accusa iniziale di omicidio volontario che avrebbe potuto portare ad una condanna all’ergastolo – rileva l’avvocato Orrù - per questo motivo possiamo ritenerci soddisfatti dall’esito della sentenza. Rimaniamo in attesa delle motivazioni per valutare la possibilità di eventuali, future azioni".
Tutto per via di un cellulare. Era stato proprio quello, un telefonino di una sotto marca, a scatenare la furibonda rissa tra cittadini stranieri che aveva insanguinato il parco Murri di Marebello, davanti agli occhi di decine di turisti e passanti sconvolti. Un parapiglia culminato, purtroppo, proprio con la morte di Babacar. Il 60enne era deceduto a causa delle gravi lesioni interne causate da una serie di calci ricevuti all’addome e scagliati contro di lui dal connazionale Mbaye. Stando alla ricostruzione degli investigatori della polizia di Stato, la zuffa tra senegalesi era scoppiata in pieno giorno, tra le 12.30 e le 13, nel momento in cui Alioune Badara Mbaye, che stava riposando nel parco Murri, si era di essere stato derubato nel sonno dello smartphone e dei pochi spiccioli che il 36enne teneva riposti dentro lo zaino che aveva con sé. È stato allora, sempre secondo gli investigatori, che il senegalese avrebbe iniziato a prendersela con alcuni connazionali che bivaccavano nel parco, ritenendoli responsabili del furto. In particolare, a finire nel mirino era stato un 26enne residente a Ravenna, ritenuto l’autore materiale del furto, e un suo amico di 34 anni (entrambi senegalesi). A questo punto, accecato dalla rabbia, Alioune Bada Mbaye avrebbe brandito due bottiglie di vetro, rompendole, e utilizzando i cocci per assalire e minacciare i due uomini. Una rissa senza esclusione di colpi che non era passata inosservata, attirando l’attenzione di Babacar, che si trovava nelle vicinanze. L’uomo, infatti, quella maledetta domenica era intervenuto in soccorso dei due uomini, salvo poi vedersi puntare alla gola il coccio di bottiglia e infine essere preso a calci dal 36enne senegalese. Era stato soccorso e trasportato d’urgenza all’ospedale Bufalini di Cesena, ma le lesioni riportate si erano rivelate troppo gravi: era morto 18 giorni dopo. Quei colpi, calci diretti al ventre, tali da provocare ferite agli organi interni, avevano infatti ucciso Babacar.
Lorenzo Muccioli