
Gli uomini della Guardia di Finanza hanno fatto emergere il giro di usura e di estorsione
Rimini, 29 settembre 2019 - Inseguiva l’affare d’oro, quello per accumulare ancora più denaro e prestigio. Ma ha sbagliato i conti ed è finito nelle mani degli usurai che gli hanno portato via oltre un milione e quattrocentomila euro. E ha perduto anche il suo studio un notaio (assistito dall’avvocato Massimiliano Iovino), bolognese di origine, ma domiciliato a Riccione. Venerdì è arrivata la prima condanna per i due uomini che nella primavera del 2013 aveva denunciato per estorsione ed usura e che, per questa vicenda, erano stati arrestati a fine luglio, sempre di sei anni fa.
Sono stati, infatti, condannati Francesco D’Agostino (difeso dall’avvocato Fabiomassimo Del Bianco), imprenditore napoletano, molto chiacchierato per le sue amicizie in odor di camorra, un uomo che in poco tempo era riuscito, in Riviera, a mettere le mani su un impero, fatto di locali, hotel e ristoranti a sei anni di reclusione. Ha avuto una pena di cinque anni e sei mesi di carcere, sempre per gli stessi reati, Edoardo D’Ippolito (difeso dall’avvocato Piero Venturi), ex promotore finanziario calabrese, che, stando a quanto ricostruito dalle indagini della Finanza, coordinate dal sostituto procuratore, Luca Bertuzzi, avrebbe prestato sì i soldi al notaio caduto in disgrazia, ma solo come uomo di fiducia dello stesso D’Agostino. Il tribunale ha anche stabilito per il profess ionista una provvisionale di 30mila euro, immediatamente eseguibile e ha confermato la confisca da 340mila euro dei beni che erano stati sequestrati ai due condannati. Sarà, invece, quantificato e liquidato in sede civile il danno subito dal professionista riccionese.
«Faremo subito appello – è il commento perentorio dell’avvocato Piero Venturi, difensore di D’Ippolito – il mio cliente e il notaio, qui vittima, sono, invece, insieme a processo per concorso in bancarotta fraudolenta per le vicende del Pepe Nero, della Calderone srl (fallita nel 2012) e della Riccione immobiliare srl. E’ impossibile che non sapesse che dietro a quei prestiti ci fosse D’Agostino».
Una vicenda intricata, quella in cui è rimasto coinvolto il notaio (che era stato sospeso dalla professione nel 2011 per un anno e tre mesi). Il professionista era entrato in affari con Francesco D’Agostino: miravano ad acquisire beni in nord Italia. Ma l’affare si era rivelato un flop e il notaio, all’improvviso, si era ritrovato a corto di denaro con un iniziale scambio di accuse e di querele con il suo ex socio. Il notaio però non era più riuscito a far fronte ai debiti e si era rivolto ad Edoardo D’Ippolito. Il promotore d’affari calabrese si era, infatti, offerto di aiutarlo. Un aiuto, però, pagato molto salato. Era iniziato un vorticoso giro di assegni con tassi proibitivi. E, sempre stando all’accusa, all’improvviso, il notaio si sarebbe accorto che dietro alla liquidità fornita da D’Ippolito, in realtà, si nascondeva proprio il suo ex socio d’affari, Francesco D’Agostino. «Se non paghi, faccio partire un esposto all’albo dei notai e svelo tutti i tuoi intrallazzi e ti faccio anche protestare», avrebbe intimato al notaio lo stesso D’Agostino, ricevendo, c ome risposta una denuncia per usura ed estorsione. E venerdì mattina è arrivata la doppia condanna per D’Agostino e per il promotore D’Ippolito.