
"Non perdonerò mai i fratelli Savi Ho ancora otto proiettili in corpo"
di Manuel Spadazzi
Per Francesca "il 30 gennaio è diventato un giorno meraviglioso, perché è quello in cui è nata mia figlia". Il destino ha voluto che venisse alla luce nello stesso giorno in cui Francesca Gengotti rischiò di morire. Il 30 gennaio del 1988 la banda della Uno bianca seminò il terrore al supermercato Coop alle Celle: nell’assalto armato morì la guardia giurata Giampiero Picello, una delle prime vittime dei fratelli Savi, Francesca (che allora aveva solo 9 anni) e altre 5 persone rimasero ferite. Una ferita nel corpo e nell’anima che mai si rimarginerà. "Ho ancora conficcati nel mio corpo 8 dei 9 proiettili che mi colpirono".
Ha letto delle polemiche sulle indagini sulla Uno bianca? Crede anche lei che non sia stata ancora scritta tutta la verità?
"Delle indagini me ne disinteresso. Ho scelto di mettere la giusta distanza tra me e i Savi. Per lo stesso motivo, non partecipo mai alle commemorazioni".
Intanto Alberto, il più giovane dei fratelli Savi, continua a godere di permessi premio...
"E questo mi dà molto fastidio, lo ammetto. Non riesco ancora a credere che i Savi, dopo tutto il male che hanno fatto, possano uscire di galera anche soltanto per poche ore. No, non potrò mai perdonare quelli della Uno bianca".
Che giorno sarà il 30 gennaio, per lei?
"Quello del compleanno di mia figlia, che festeggerà 11 anni. Al resto non ci voglio pensare. E se ci sarà una commemorazione a Rimini, non ci andrò".
Quando ripensa a quel giorno, qual è la prima immagine che le viene in mente?
"Le urla di mio padre, che grida: tutti giù, stanno sparando... Lui e mia sorella sono rimasti illesi, mentre mia madre è stata ferita come me. E poi il sangue ovunque, con le cassiere che cercavano di tamponarmi le ferite".
Che cosa prova, quando si trova a parlare di quel giorno?
"Cerco di ripensare solo alle cose positive che accadero dopo. Ma anche se può apparire strano, non mi fa rabbia parlarne. In realtà spesso sono io a tirar fuori l’argomento con quando parlo con una persona che non mi conosce. Le dico: sono io quella bambina ferita dalla Uno bianca alla Coop".
Con sua figlia affronta l’argomento?
"Sì. Le ho detto che la mamma quel giorno poteva morire per colpa di uomini cattivi".