
La coppia è indagata per inosservanza dell’obbligo di istruzione dei minori
Rimini, 27 aprile 2025 – Una coppia di genitori bellariesi, originari del Bangladesh, è indagata dalla Procura di Rimini per inosservanza dell’obbligo di istruzione dei minori. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, i loro due figli – iscritti alle scuole elementari e medie – a partire dallo scorso settembre, non si sarebbero mai recati in classe. Le indagini sulla vicenda sono state condotte dalla polizia locale di Bellaria, che ha compiuto una serie di accertamenti.
Tutto comincia da una comunicazione ufficiale partita nel dicembre scorso dall’istituto comprensivo di Bellaria. Nella comunicazione si faceva riferimento al fatto che i due minori, figli della coppia bengalese, dall’inizio dell’anno scolastico non si era presentati a lezione nemmeno una volta. Ripetutamente la dirigenza aveva provato a contattare i genitori, senza mai riuscirci. La pratica è stata presa in carico dai Servizi sociali del Comune di Bellaria che, in accordo con l’istituto comprensivo, ha interessato la polizia locale chiedendo che fossero compiuto tutte le verifiche del caso. Nei confronti dei genitori sono quindi scattate le nuove misure previste dal decreto ’Caivano’ nei confronti dei familiari di minori che risulterebbero inadempimenti all’obbligo di istruzione scolastica per i figli, non essendosi recati a scuola per almeno quindici giorni consecutivi senza un giustificato motivo. Si è così proceduto all’emissione del cosiddetto ’ammonimento’ a carico del padre, al quale è stato intimato di ricondurre i figli a scuola entro il termine massimo di sette giorni.
La notifica dell’ammonimento, tuttavia, non è mai andata a buon fine, in quanto i genitori – si è poi scoperto – erano tornati nel frattempo nel loro paese di origine.
La coppia gestisce un negozio stagionale in zona mare, a Bellaria. Sapendo che avrebbero fatto rientro in città in vista della bella stagione, gli agenti della polizia locale hanno atteso il loro ritorno e hanno bussato alla porta dell’attività identificando i genitori e comunicando loro l’iscrizione nel registro degli indagati, così come previsto appunto dal decreto ’Caivano’. I due cittadini bengalesi si sono giustificati spiegando che, durante la loro assenza dall’Italia, i figli avevano regolarmente frequentato le scuole nel paese natale e che comunque sarebbero tornati in classe nel più breve tempo possibile. Una ricostruzione che dovrà ora essere verificata dagli inquirenti.