
"Chiedere alla scuola di tornare alla lezione frontale, da fare addirittura contemporaneamente in presenza e a distanza, con le telecamere, è un anacronismo fastidioso che con la didattica, quella vera, non ha nulla a che fare". I presidi delle scuole riminesi non ci stanno a essere bollati come quelli che vorrebbero "facili soluzioni" e intervengono a gamba tesa sulle nuove modalità didattiche ai tempi della pandemia. Alla Dad si è aggiunta la Did, la didattica mista: studenti in isolamento o quarantena che seguono la lezione da casa, gli altri in classe. E’ una formula quest’ultima che non convince 18 dirigenti scolastici firmatari della lettera aperta inviata ieri al Carlino. A firmarla sono stati Lorella Camporesi (istituto comprensivo del centro storico di Rimini), Lilliana Gagliano (i.c. 1 di Riccione), Francesco Tafuro (liceo Serpieri), Nicola Tontini (i.c. Zavalloni di Riccione), Annalisa Celli (sesto circolo Rimini), Giovanna Frisoni (scuole medie di Santarcangelo), Barbara Cappellini (i.c. Ospedaletto), Chiara Giovannini (i.c. Battelli), Ruggero Micioni (secondo circolo Santarcangelo), Marco Dall’Agata (i.c. Igea), Filomena Ieva (i.c. Bellaria), Lara Verzola (i.c. XX Settembre di Rimini), Fabiola Mazzei (i.c. Coriano), Antonietta Cioffolilli (medie Bertola di Rimini), Maria Luisa Romano (primo circolo Santarcangelo), Nadia Vandi (i.c. San Giovanni), Venusia Vita (i.c. Verucchio), Davide Alpi (i.c. Misano)
Troppe, secondo i presidi, le difficoltà che si incontrano nel fare lezione "a un gruppo a casa e uno in classe. Spiegare un argomento tenendo sotto controllo tutti, guardare chi alza la mano fisicamente e chi invece la alza sulla piattaforma, evitare che i ragazzi a casa vengano visti da quelli a scuola o viceversa, che da casa intervengano estranei, riuscire a tenere il filo delle argomentazioni: sfidiamo chiunque a dire che questa è la soluzione più facile per le scuole". E tutto questo, continuano i dirigenti, "mettendo da parte ogni forma possibile di personalizzazione, cioè tenendo conto delle caratteristiche di ogni ragazzo", così come "le mere difficoltà tecniche" visto che le scuole non sono "studi televisivi". Scuole che da "due anni stanno utilizzando tutte le potenzialità degli strumenti informatici, dalle attività cooperative sulla classroom alla registrazione di videolezioni". "Questo tipo di lavoro – concludono i dirigenti – non è più facile, né più sbrigativo. E impegna i docenti molto di più di una semplice lezione frontale. Però funziona e consente anche ai nostri ragazzi di acquisire competenze digitali maggiori".